Come si può vedere dalla foto del mio profilo Facebook ho in sospeso 86 richieste di "amicizia".
Già in passato qui ho spiegato che mi piacerebbe ricevere in messaggio privato due righe di spiegazione da parte di chi mi chiede l'amicizia su Facebook, ma vabbè, non posso pretendere che le persone la pensino come me.
Molte delle richieste che ricevo sono di persone evidentemente amanti dei fumetti, o disegnatori - lo capisco dai loro profili che visito sempre a ogni richiesta (per cercare di capire chi è il richiedente).
Queste persone probabilmente non sanno che ho attivato il tasto "Segui" che è equivalente all'amicizia, permette di seguire una persona a cui si è interessati per qualche motivo (di solito sono persone che svolgono un lavoro pubblico, o artistico): è possibile leggere tutti i post rivolti a tutti, i post pubblici.
Se devo scrivere qualcosa di più particolare, magari un po' più personale, lo status su Facebook non lo rendo pubblico, ma rivolto solo a persone che più o meno conosco.
Quindi: chiunque da me non conosciuto che mi chiede l'amicizia vedrà poi solo i post pubblici, allo stesso modo di chi mi "segue".
Gli 86 richiedenti "in sospeso" sono per me un mistero, nel senso che hanno pochissimi post pubblici (quindi leggibili da me) oppure sembrano svolgere attività del tutto lontane dal fumetto (in alcuni casi i profili a pelle mi provocano disagio). Non avendo un minimo di info su questi richiedenti (e non ricevendo alcun messaggio che motivi la loro richiesta di amicizia) ho preferito soprassedere.
Se qualcuno di questi 86 per caso sta leggendo queste righe sappia dunque che può scegliere di "seguirmi" - tanto sarà la stessa cosa che vedersi accettata l'amicizia (a meno che si abbia la voglia di scrivermi due righe).
Ipotizzo anche che qualcuno pensa di chiedermi l'amicizia perché così dovrebbe capitarmi ogni tanto di vedere suoi post e foto: no, non ho proprio tempo di scorrere pagine e pagine di status di sconosciuti togliendomi la possibilità di vedere quelli delle pagine che mi interessano (anche per lavoro) e degli amici e conoscenti più cari. Ho circa 1300 "amici", e poco tempo.
Facebook per fortuna permette di selezionare quali amici vogliamo "seguire", ovvero di chi vogliamo vedere gli status - anche se ogni tanto "ci prova" e rimette nella mia bacheca "visibili" gli status di amici che avevo scelto di non seguire (come mi è successo oggi).
Io in Facebook ho creato diverse liste in cui ho raggruppato diversi tipi di amici e conoscenti - non sempre quello che scrivo penso sia adatto alla lettura di tutti; per chi non usa le liste qui un articolo che ne spiega il funzionamento: Come mostrare o nascondere post di Facebook a certi amici.
Diversi sono i motivi per cui uso le liste, ma la principale è "mantenere un certo clima di pace". Ho iniziato a usare le liste quando ingenuamente scrissi uno status (pubblico, o forse aperto agli amici tutti) sul ciclismo, facendo una domanda agli appassionati (era tempo di Giro d'Italia). Sono riuscita a farmi offendere da una persona, un "amico" a me sconosciuto, che prontamente così come m'aveva chiesto l'amicizia così me l'ha tolta.
Onde evitare altri episodi del genere ho ritenuto da allora in poi di rendere leggibili a tutti solo i post che parlano di fumetti, animali, disegno digitale.
Col tempo anche qui sul blog ho smesso di scrivere post su argomenti un pochino (proprio pochino) controversi - non che abbia tutti questi gran commentatori pronti a polemizzare (o peggio), ma con l'aumento della litigiosità in rete (a me sempre sia così) non si può mai sapere: e io non sono una combattente - o meglio, istintivamente lo sarei, perlomeno su certi temi, ma non ho tempo e voglia di affrontare discussioni potenzialmente sgradevoli con sconosciuti.
Un po' mi dispiace avere il mio Instapaper pieno di link ad articoli che a me sembrano interessanti, e che so potrebbero interessare altri 4 matti come me.
Mi è venuta una mezza idea, che non so se realizzerò, di mettere su una newsletter dove poter mettere un po' di quella roba che non mi va di mettere qui sul blog (o su Facebook): ci sarebbero un po' di temi politici, religiosi, LGBT, e altre cose che mi sembra non interessino molto qui nel blog (certe cose di scienza ad esempio).
L'idea in realtà non nasce dal nulla ma dalla mia iscrizione ad alcune newsletter, in particolare quella di Francesca Caracciolo che è orientata a temi letterari e femministi (qui il suo canale Youtube, che è dove l'ho conosciuta).
Francesca usa come servizio di newsletter Tinyletter, che credo sia uno dei più famosi, citato anche in quest'articolo: I 3 migliori siti per creare le tue newsletter gratis!
Devo capire bene come funziona questa cosa, cosa comporta, se mi andrà di farla, soprattutto se ci sarà qualcuno interessato. Poi c'è il fatto che la comunicazione più o meno rimane unidirezionale, non c'è uno spazio per commentare insieme ad altri (ma rimarrebbe la possibilità di scrivermi una mail in risposta).
lunedì 12 settembre 2016
mercoledì 7 settembre 2016
Un'intervista per il blog portoghese di Tex Willer
Alla notizia che io stessi lavorando su una storia di Tex (per un Color Tex) il Tex Willer Blog mi ha contattato tramite José Carlos Francisco e mi ha proposto un'intervista - molto approfondita, ben strutturata. Potete leggerla in originale italiano o in portoghese, come tutte le altre interviste realizzate negli anni a tanti disegnatori che si sono confrontati con il famoso ranger.
Ringrazio José per la grande gentilezza, e per la fiducia che mi viene concessa quasi a scatola chiusa (per adesso ho realizzato solo 4 tavole che non ha ancora visto nessuno - tranne che la redazione naturalmente).
Molte grazie anche a Bira Dantas che ha realizzato la mia caricatura basandosi su poche foto - neanche tanto chiare.
Qui a Milano il 10 e 11 settembre si svolgeranno dei workshop gratuiti alla Scuola del Castello nell'ambito della manifestazione internazionale The Big Draw. Potrete disegnare, fare fumetti, colorare, ecc.: qui la pagina Facebook con tutti i dettagli.
A proposito della Scuola del Castello il 22 settembre ci sarà l'Open Day, occasione per saperne di più dei vari corsi della scuola (Affresco, Mosaico, Vetrata, Pittura, Arazzo contemporaneo, Incisione, Illustrazione, Fumetto, Graphic Design, Figura dal vero).
"Shellrock Homes" è l'ultimo libro edito da ComicOut, una raccolta di fumetti-games per ragazzi scritti da Giorgio Pelizzari e disegnati da Stefano Tognetti. Qui una breve intervista ai due autori.
Ringrazio José per la grande gentilezza, e per la fiducia che mi viene concessa quasi a scatola chiusa (per adesso ho realizzato solo 4 tavole che non ha ancora visto nessuno - tranne che la redazione naturalmente).
Molte grazie anche a Bira Dantas che ha realizzato la mia caricatura basandosi su poche foto - neanche tanto chiare.
Qui a Milano il 10 e 11 settembre si svolgeranno dei workshop gratuiti alla Scuola del Castello nell'ambito della manifestazione internazionale The Big Draw. Potrete disegnare, fare fumetti, colorare, ecc.: qui la pagina Facebook con tutti i dettagli.
A proposito della Scuola del Castello il 22 settembre ci sarà l'Open Day, occasione per saperne di più dei vari corsi della scuola (Affresco, Mosaico, Vetrata, Pittura, Arazzo contemporaneo, Incisione, Illustrazione, Fumetto, Graphic Design, Figura dal vero).
"Shellrock Homes" è l'ultimo libro edito da ComicOut, una raccolta di fumetti-games per ragazzi scritti da Giorgio Pelizzari e disegnati da Stefano Tognetti. Qui una breve intervista ai due autori.
sabato 27 agosto 2016
Letture estive e playlist video del mio libro
Rispetto all'estate scorsa questa per me è andata molto meglio, sarà che le temperature medie sono state più basse (qui al nord abbiamo avuto molti temporali a giugno e luglio, qualcuno anche ad agosto), sarà che la salute mi ha assistito abbastanza. Il risultato è che ho potuto lavorare, non tanto come avrei voluto ma come detto ho avuto periodi peggiori.
Sto lavorando sì ma sto leggendo meno del previsto; i libri nella foto ad esempio sono in lettura ma lenta lenta ahimè.
Di “Crisco Disco: Disco music and clubbing gay tra gli anni 70 e 80” ho parlato un po' nel mio blog dei Ritagli, qui; ringrazio l'autore Luca Locati Luciani che me ne ha fatto dono.
Anche "Dall'altra parte" è stato un dono di Moreno Burattini, una raccolta di racconti di genere anche diverso ma accomunati dal filo rosso del tema de "l'altra parte": qui potete leggere un po' di cosa si tratta (c'è anche un racconto inedito di Zagor, e molte illustrazioni di noti disegnatori di fumetti).
Sul mio Kindle Paperwhite sto cercando di andare avanti con un paio di libri, "Embassytown" di China Miéville e "Guerra del Peloponneso" di Marco Bettalli (tra l'altro: una delle cose che non mi piacciono del leggere gli ebook è il fatto che le copertine si vedano in bianco e nero, e anche male) .
Miéville lo puntavo da tempo per le trame dei suoi libri, che mi intrigano molto; in questo caso ho approfittato di un'offerta capitata in un momento in cui la tematica dell'alieno, del diverso, della comunicazione mi è ancora più vicina del solito. Non ne ho ancora letto molto ma mi aspettavo uno stile e un linguaggio un po' più originali.
Il secondo libro (un libretto) m'è venuta voglia di leggerlo dopo che me ne aveva parlato Antonio Serra - libro che Serra cita anche in questa intervista de I dolori della giovane libraia (oltre a tanti altri libri che adesso mi verrebbe voglia di leggere).
Su Youtube ho creato una playlist con tutti i video che più o meno hanno a che fare con il mio libro a fumetti "Cronache dall'Ombra".
Di recente sulla pagina Facebook dedicata ho postato dei speedpaint di due alieni protagonisti di una delle storie del libro ("Al circolo"); sono disegni realizzati con Clip Studio Paint e lo strumento Symmetrical ruler (a proposito, il gruppo Facebook di Manga Studio/Clip Studio Paint ha superato i 1300 iscritti!); di seguito la playlist che inizia con il video in cui disegno Zkas (il character design l'ho ricavato dalle vignette di quel fumettino di 2 pagine - non mi rimane altro di quella storia).
Sto lavorando sì ma sto leggendo meno del previsto; i libri nella foto ad esempio sono in lettura ma lenta lenta ahimè.
Di “Crisco Disco: Disco music and clubbing gay tra gli anni 70 e 80” ho parlato un po' nel mio blog dei Ritagli, qui; ringrazio l'autore Luca Locati Luciani che me ne ha fatto dono.
Anche "Dall'altra parte" è stato un dono di Moreno Burattini, una raccolta di racconti di genere anche diverso ma accomunati dal filo rosso del tema de "l'altra parte": qui potete leggere un po' di cosa si tratta (c'è anche un racconto inedito di Zagor, e molte illustrazioni di noti disegnatori di fumetti).
Sul mio Kindle Paperwhite sto cercando di andare avanti con un paio di libri, "Embassytown" di China Miéville e "Guerra del Peloponneso" di Marco Bettalli (tra l'altro: una delle cose che non mi piacciono del leggere gli ebook è il fatto che le copertine si vedano in bianco e nero, e anche male) .
Miéville lo puntavo da tempo per le trame dei suoi libri, che mi intrigano molto; in questo caso ho approfittato di un'offerta capitata in un momento in cui la tematica dell'alieno, del diverso, della comunicazione mi è ancora più vicina del solito. Non ne ho ancora letto molto ma mi aspettavo uno stile e un linguaggio un po' più originali.
Il secondo libro (un libretto) m'è venuta voglia di leggerlo dopo che me ne aveva parlato Antonio Serra - libro che Serra cita anche in questa intervista de I dolori della giovane libraia (oltre a tanti altri libri che adesso mi verrebbe voglia di leggere).
Su Youtube ho creato una playlist con tutti i video che più o meno hanno a che fare con il mio libro a fumetti "Cronache dall'Ombra".
Di recente sulla pagina Facebook dedicata ho postato dei speedpaint di due alieni protagonisti di una delle storie del libro ("Al circolo"); sono disegni realizzati con Clip Studio Paint e lo strumento Symmetrical ruler (a proposito, il gruppo Facebook di Manga Studio/Clip Studio Paint ha superato i 1300 iscritti!); di seguito la playlist che inizia con il video in cui disegno Zkas (il character design l'ho ricavato dalle vignette di quel fumettino di 2 pagine - non mi rimane altro di quella storia).
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giovedì 18 agosto 2016
Dalla pagina Facebook di "Cronache dall'ombra" -4
Qui la parte 1, qui la parte 2, la parte 3
7 luglio
Gli strumenti che ho usato per disegnare
La maggior parte dei fumetti presenti in "Cronache dall'Ombra" sono stati disegnati con dei pennarelli graduati come quelli che vedete in foto - le misure vanno dallo 0,05 allo 0,8 credo, quelli che usavo di più erano lo 0,3 e lo 0,5.
"Questa notte" e "Il censimento" invece sono stati disegnati col pennino - non come quello della foto (unico esemplare che mi è rimasto in casa) ma molto simile, ovvero di scarsa qualità. Per ottenere il segno "spesso" di questi fumetti ripassavo più volte sulla stessa linea, quindi impiegavo parecchio tempo.
Il pennello lo usavo poco all'epoca (in nessuno dei fumetti dell'antologia in ogni caso), purtroppo non ho avuto nessun insegnante che potesse insegnarmi le tecniche di inchiostrazione dei fumetti, certe cose le ho imparate confusamente da autodidatta, negli anni.
Con il pennello ho sempre avuto difficoltà di gestione del segno, questo anche perché non sapevo che tipo di pennelli usare e dove trovarli (questo valeva anche per il pennino, in un certo senso, ma con questo me la cavavo meglio); un esempio di uso del pennello in un mio fumetto potete vederlo a questa pagina, sono le tavole di Ossian.
Solo da pochi anni ho scoperto i pennelli ricaricabili giapponesi, mi sono riconciliata con l'inchiostro! Per vederne alcuni potete leggere questo post: Disegni, fumetti, pennelli.
Nell'antologia sono presenti tavole realizzate di recente, in digitale: la prima storia in particolare ("Quella volta") e le tavole della serie "Quartiere" che intervallano le varie storie. Per disegnare in digitale uso una tavoletta grafica Wacom Intuos e il programma Manga Studio (ovvero Clip Studio Paint). Qui su Facebook con l'aiuto di Luigi Coppola ho aperto un gruppo dedicato a questo programma e al disegno digitale: Manga Studio e Clip Studio Paint.
14 luglio
26 luglio
Tra gli anni '80 e i '90 ascoltavo molta musica, magari la mettevo in sottofondo quando dovevo solo ripassare i disegni (e non quando dovevo pensarci su, che altrimenti mi avrebbe distratto).
I miei ascolti erano abbastanza vari e poco sistematici (a parte poche band), un po' come le mie letture fumettistiche.
Se penso alle storie di Cronache dell'Ombra a cui tengo di più immagino un sottofondo musicale abbastanza malinconico, evocativo, vario.
Ho preparato una playlist su Spotify, non so bene come funziona per chi vorrà ascoltarla (leggo che su tablet e smartphone è gratis, io sto usando Spotify su pc con un account molto vecchio, e non sono abbonata).
7 luglio
Gli strumenti che ho usato per disegnare
La maggior parte dei fumetti presenti in "Cronache dall'Ombra" sono stati disegnati con dei pennarelli graduati come quelli che vedete in foto - le misure vanno dallo 0,05 allo 0,8 credo, quelli che usavo di più erano lo 0,3 e lo 0,5.
"Questa notte" e "Il censimento" invece sono stati disegnati col pennino - non come quello della foto (unico esemplare che mi è rimasto in casa) ma molto simile, ovvero di scarsa qualità. Per ottenere il segno "spesso" di questi fumetti ripassavo più volte sulla stessa linea, quindi impiegavo parecchio tempo.
Il pennello lo usavo poco all'epoca (in nessuno dei fumetti dell'antologia in ogni caso), purtroppo non ho avuto nessun insegnante che potesse insegnarmi le tecniche di inchiostrazione dei fumetti, certe cose le ho imparate confusamente da autodidatta, negli anni.
Con il pennello ho sempre avuto difficoltà di gestione del segno, questo anche perché non sapevo che tipo di pennelli usare e dove trovarli (questo valeva anche per il pennino, in un certo senso, ma con questo me la cavavo meglio); un esempio di uso del pennello in un mio fumetto potete vederlo a questa pagina, sono le tavole di Ossian.
Solo da pochi anni ho scoperto i pennelli ricaricabili giapponesi, mi sono riconciliata con l'inchiostro! Per vederne alcuni potete leggere questo post: Disegni, fumetti, pennelli.
Nell'antologia sono presenti tavole realizzate di recente, in digitale: la prima storia in particolare ("Quella volta") e le tavole della serie "Quartiere" che intervallano le varie storie. Per disegnare in digitale uso una tavoletta grafica Wacom Intuos e il programma Manga Studio (ovvero Clip Studio Paint). Qui su Facebook con l'aiuto di Luigi Coppola ho aperto un gruppo dedicato a questo programma e al disegno digitale: Manga Studio e Clip Studio Paint.
14 luglio
Per chi non conoscesse bene il mio lavoro attuale e passato do di seguito un po' di link: per cominciare una mia breve biografia su Wikipedia, la cronologia dei miei lavori sul sito Jimdo.
Due interviste: una di Pagu del 2010, l'altra di Nick Parisi del 2014.
Dal sito della Sergio Bonelli Editore un dietro le quinte/intervista a proposito dell'albo "Nathan contro Legs" uscito nel marzo 2015.
Dal mio blog, La fumettista curiosa: i miei esordi da fumettista con un'intervista in due parti a Marcello Toninelli (prima parte, seconda parte) e una a Massimo Galletti.
Studi a matita per "Ossian" (Star Comics).
![]() |
Gregory Hunter ©Sergio Bonelli Editore |
I miei ascolti erano abbastanza vari e poco sistematici (a parte poche band), un po' come le mie letture fumettistiche.
Se penso alle storie di Cronache dell'Ombra a cui tengo di più immagino un sottofondo musicale abbastanza malinconico, evocativo, vario.
Ho preparato una playlist su Spotify, non so bene come funziona per chi vorrà ascoltarla (leggo che su tablet e smartphone è gratis, io sto usando Spotify su pc con un account molto vecchio, e non sono abbonata).
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lunedì 15 agosto 2016
Ferragosto con "The get down"
Volevo scrivere 2-3 post ordinati e a tema, ma proprio non ci riesco. Così ho deciso di andare avanti con l'ultima cosa che mi ha colpito, la nuova serie Netflix "The get down" ambientata nel Bronx del 1977.
L'altro ieri ho iniziato a vedere il primo episodio e sono rimasta un po' stupita (non mi ero informata granché, meno che mai sullo stile del regista): non so cosa sto vedendo, una specie di musical? una serie tv pretenziosa e sopra le righe?
Forse, e forse è qualcosa di più, meglio guardare lasciandosi andare al ritmo frenetico delle rime, del linguaggio che è musica, dei colori accesi degli anni settanta e dei sentimenti di rivalsa dei giovani neri.
La messinscena è teatrale e nello stesso tempo allude (anche con inserti documentaristici) alla realtà di quel preciso momento storico. Tempo fa ho visto dei documentari su questo tema, e qui se volete trovate anche un podcast: "Il risanamento del Bronx"(qui in un articolo invece).
Due articoli su quel periodo: "“Ladies and gentlemen, the Bronx is burning” -La storia di come New York è sopravvissuta agli anni ‘70" e "Il Bronx degli anni ’70 e le guerre fra bande nell’ultimo video dei Run The Jewels".
Per quanto riguarda la nascita (o lo sviluppo) della cultura hip hop qui un libro (che non ho letto però): "Renegades of funk. Il Bronx e le radici dell'hip hop", qui un altro: "New York 1973-1977. Cinque anni che hanno rivoluzionato la musica".
E adesso mi è venuta voglia di recuperare questo libro a fumetti: "Hip-hop family tree: 1".
Il trailer non può rendere l'idea di cosa è questa serie tv - tutta basata sul montaggio e sul rapporto tra questo e la musica e il linguaggio: piaccia il risultato o no non si può dire che dietro non ci sia un gran lavoro.
L'altro ieri ho iniziato a vedere il primo episodio e sono rimasta un po' stupita (non mi ero informata granché, meno che mai sullo stile del regista): non so cosa sto vedendo, una specie di musical? una serie tv pretenziosa e sopra le righe?
Forse, e forse è qualcosa di più, meglio guardare lasciandosi andare al ritmo frenetico delle rime, del linguaggio che è musica, dei colori accesi degli anni settanta e dei sentimenti di rivalsa dei giovani neri.
La messinscena è teatrale e nello stesso tempo allude (anche con inserti documentaristici) alla realtà di quel preciso momento storico. Tempo fa ho visto dei documentari su questo tema, e qui se volete trovate anche un podcast: "Il risanamento del Bronx"(qui in un articolo invece).
Due articoli su quel periodo: "“Ladies and gentlemen, the Bronx is burning” -La storia di come New York è sopravvissuta agli anni ‘70" e "Il Bronx degli anni ’70 e le guerre fra bande nell’ultimo video dei Run The Jewels".
Per quanto riguarda la nascita (o lo sviluppo) della cultura hip hop qui un libro (che non ho letto però): "Renegades of funk. Il Bronx e le radici dell'hip hop", qui un altro: "New York 1973-1977. Cinque anni che hanno rivoluzionato la musica".
E adesso mi è venuta voglia di recuperare questo libro a fumetti: "Hip-hop family tree: 1".
Il trailer non può rendere l'idea di cosa è questa serie tv - tutta basata sul montaggio e sul rapporto tra questo e la musica e il linguaggio: piaccia il risultato o no non si può dire che dietro non ci sia un gran lavoro.
sabato 30 luglio 2016
"Strangers things" senza nostalgia
È la serie del momento, ne parlano tutti, e anche bene direi (con punte di entusiasmo): "Strangers things" sembra fatta apposta per chi è cresciuto negli anni '80, ma non solo (i registi hanno poco più di 30 anni!).
Io negli anni '80 ero già più grande dei protagonisti di questa serie tv, motivo forse del perché non ne sono rimasta così affascinata (pur avendola guardata con molto piacere); non a caso i film che sono citati e frullati in questa serie io li ho visti di sfuggita, li conosco ma non fanno parte della mia formazione (io negli anni ottanta avevo più paura della guerra nucleare e degli attentati che voglia di giocare con i videogiochi o altro).
Nonostante ciò mi stupisco sempre un po' di come la persistenza degli anni '80 sia così forte e generi tanta passione e nostalgia; mi sembra un segnale di qualcosa che è un pochino fuori posto nella nostra vita, oggi. Molti commentatori e recensori ammettono di partire da una fascinazione personale, emotiva, riconoscono un po' di furbizia degli sceneggiatori nell'aver inserito una carrellata infinita di oggetti e temi della mitologia di quegli anni - ma poi (a mio parere) non è che riescano davvero a individuare gli elementi che fanno di questa serie qualcosa di più che una serie citazionista e nostalgica (tranne l'onestà degli autori - che va bene, la riconosco anche io, ma basta questo?).
Consiglio di leggere ad esempio l'articolo di Andrea Fontana su Fumettologica ("...Se è vero che tutto questo impianto citazionista ha chiaramente un ruolo un po’ ruffiano e furbetto, finalizzato anche a compiacere i nostalgici che (come me) non aspettano altro per sciogliersi in brodo di giuggiole, sono altrettanto vere due cose che nobilitano ulteriormente Stranger Things, distaccandolo dalla semplice e vuota ‘operazione nostalgia’. La prima riguarda, come si diceva, lo spirito con cui l’immaginario eighties è proposto allo spettatore. Tutto, dalla fotografia alle scelte dei movimenti di macchina, passando per la caratterizzazione dei personaggi o dei gruppi di personaggi, concorre a omaggiare ma anche a riproporre con assoluta onestà di intenti proprio quell’atmosfera come mai nessun titolo era riuscito. Il secondo fattore, che ci porta a giudicare Stranger Things come una delle migliori serie di questa stagione televisiva, ha a che fare con l’impianto narrativo. Perché puoi citare e omaggiare quanto vuoi ma senza una storia non vai da nessuna parte."); oppure Diego Castelli di Serialminds ("...Stranger Things è un falso d’autore, una copia così precisa e particolareggiata dell’originale – composto da tanti film, canzoni, libri e serie tv – che l’eventuale fastidio per la banalità del soggetto viene largamente superata dall’ammirazione per la tecnica sopraffina con cui è rappresentato....Ma quindi è solo una questione di semplicità di approccio, di facilità di accesso?
Ovviamente no, altrimenti Stranger Things non sarebbe diversa da NCIS. A contare non è solo la semplicità, bensì soprattutto il recupero di un immaginario. Stranger Things affida il ruolo di eroi a personaggi caratterizzati in primo luogo dalla capacità di sognare, di andare oltre l’evidente e il direttamente percepibile. Sono bambini che vogliono credere alla sopravvivenza del loro amico e all’esistenza dei superpoteri, sono madri disposte a parlare con un mucchio di luci di natale pur di comunicare con il figlio, sono poliziotti che, pur incastrati nel loro ruolo istituzionale, non rinunciano ad ascoltare la pulce nell’orecchio che gli promette qualcosa in più sotto la superficie."),
Sulla presenza di una storia: vero, storia anche ben scritta, ma che a me sembra figlia dell'attenta lettura di film e libri di quegli anni: una storia in fin dei conti lineare, e già vista (se leggete gli articoli linkati potete anche avere l'elenco di personaggi, trame e situazioni per niente nuove).
Ascoltando poi i commenti di un paio di sceneggiatori mi sembra che uno dei punti che contribuiscono al fascino di "Strangers things" (e di altri recuperi anni '80) è qualcosa che riguarda la tecnologia: qui Francesco Guglieri lo fa notare ("...Il secondo, e più importante, fattore di resistenza degli Ottanta nel nostro immaginario è che sono stati l’ultimo tempo prima di Internet. L’ultimo decennio prima dell’invasione dell’informatica e della rete, dei computer e degli effetti speciali; non si tratta però di un eden precedente al digitale, e perciò irraggiungibile: incarna invece la fantasia perfetta di un tempo in cui questi elementi così presenti nelle nostre vite erano lì, sì, ma erano controllabili, gestibili, avevano ancora un volto umano. Durante l’infanzia del mondo giocavamo a Dungeons & Dragons.").
Ecco, il tema dell'infanzia perduta è presente un po' in tutte le recensioni; qui Giovanni Muriello ne parla senza timore ("Tirando le somme, direi che Stranger Things si candida a diventare un cult della serialità televisiva grazie alla sapiente mescolanza di tutti gli elementi che abbiamo elencato. Per il resto, futuro cult o no, Stranger Things sta riscontrando un grande successo perché sì, siamo nostalgici e vogliamo abusare coscienziosamente di citazioni; vogliamo seguire vicende surreali condotte da ragazzini inverosimilmente geniali, guardare coi loro occhi, far parte della loro comitiva e condividere con loro otto puntate di indagini sfiancanti. Avevamo bisogno di affacciarci su un passato ancora vicino ma che già non ci somiglia più, immergerci in un mistero che non concede risoluzioni fino all’ultimo minuto, su cui si può far luce solo con l’ausilio dei walkie talkie, dei portali interdimensionali e dei poteri soprannaturali di una bambina sconosciuta. Avevamo bisogno di tutto ciò e Stranger Things è riuscito ad accontentarci.").
Osservazioni aggiuntive: curatissima la colonna sonora che "...sembra tratta da uno dei classici film di John Carpenter (che curava egli stesso la musica dei suoi film). Le tracce che compongono la diegesi della serie sono grandi classici della New Wave degli anni Ottanta o pezzi più commerciali ma altrettanto affascinanti: Joy Division, Echo & the Bunnymen, Toto, Modern English" (Andrea Fontana), e Clash.
All'inizio non avevo riconosciuto Matthew Modine (era un po' che non lo vedevo, il brutto di avere una certa età e rendersi conto che gli attori invecchiano con noi); bravi e bravissimi tutti gli attori, manco a dirlo, ma certamente ha un certo rilievo colei che interpreta Eleven, ovvero Millie Bobby Brown, già vista nell'inquietante "Intruders" (dove fa la parte di una bambina posseduta da un uomo adulto!).
Qui potete vedere la giovane attrice ai tempi di "Intruders", qua sotto invece un video abbastanza recente tratto dal suo canale Youtube, fatto di soli video dove canta delle cover.
Secondo Serialminds dovrebbe arrivare una seconda stagione, o comunque dei sequel.
Io negli anni '80 ero già più grande dei protagonisti di questa serie tv, motivo forse del perché non ne sono rimasta così affascinata (pur avendola guardata con molto piacere); non a caso i film che sono citati e frullati in questa serie io li ho visti di sfuggita, li conosco ma non fanno parte della mia formazione (io negli anni ottanta avevo più paura della guerra nucleare e degli attentati che voglia di giocare con i videogiochi o altro).
Nonostante ciò mi stupisco sempre un po' di come la persistenza degli anni '80 sia così forte e generi tanta passione e nostalgia; mi sembra un segnale di qualcosa che è un pochino fuori posto nella nostra vita, oggi. Molti commentatori e recensori ammettono di partire da una fascinazione personale, emotiva, riconoscono un po' di furbizia degli sceneggiatori nell'aver inserito una carrellata infinita di oggetti e temi della mitologia di quegli anni - ma poi (a mio parere) non è che riescano davvero a individuare gli elementi che fanno di questa serie qualcosa di più che una serie citazionista e nostalgica (tranne l'onestà degli autori - che va bene, la riconosco anche io, ma basta questo?).
Consiglio di leggere ad esempio l'articolo di Andrea Fontana su Fumettologica ("...Se è vero che tutto questo impianto citazionista ha chiaramente un ruolo un po’ ruffiano e furbetto, finalizzato anche a compiacere i nostalgici che (come me) non aspettano altro per sciogliersi in brodo di giuggiole, sono altrettanto vere due cose che nobilitano ulteriormente Stranger Things, distaccandolo dalla semplice e vuota ‘operazione nostalgia’. La prima riguarda, come si diceva, lo spirito con cui l’immaginario eighties è proposto allo spettatore. Tutto, dalla fotografia alle scelte dei movimenti di macchina, passando per la caratterizzazione dei personaggi o dei gruppi di personaggi, concorre a omaggiare ma anche a riproporre con assoluta onestà di intenti proprio quell’atmosfera come mai nessun titolo era riuscito. Il secondo fattore, che ci porta a giudicare Stranger Things come una delle migliori serie di questa stagione televisiva, ha a che fare con l’impianto narrativo. Perché puoi citare e omaggiare quanto vuoi ma senza una storia non vai da nessuna parte."); oppure Diego Castelli di Serialminds ("...Stranger Things è un falso d’autore, una copia così precisa e particolareggiata dell’originale – composto da tanti film, canzoni, libri e serie tv – che l’eventuale fastidio per la banalità del soggetto viene largamente superata dall’ammirazione per la tecnica sopraffina con cui è rappresentato....Ma quindi è solo una questione di semplicità di approccio, di facilità di accesso?
Ovviamente no, altrimenti Stranger Things non sarebbe diversa da NCIS. A contare non è solo la semplicità, bensì soprattutto il recupero di un immaginario. Stranger Things affida il ruolo di eroi a personaggi caratterizzati in primo luogo dalla capacità di sognare, di andare oltre l’evidente e il direttamente percepibile. Sono bambini che vogliono credere alla sopravvivenza del loro amico e all’esistenza dei superpoteri, sono madri disposte a parlare con un mucchio di luci di natale pur di comunicare con il figlio, sono poliziotti che, pur incastrati nel loro ruolo istituzionale, non rinunciano ad ascoltare la pulce nell’orecchio che gli promette qualcosa in più sotto la superficie."),
Sulla presenza di una storia: vero, storia anche ben scritta, ma che a me sembra figlia dell'attenta lettura di film e libri di quegli anni: una storia in fin dei conti lineare, e già vista (se leggete gli articoli linkati potete anche avere l'elenco di personaggi, trame e situazioni per niente nuove).
Ascoltando poi i commenti di un paio di sceneggiatori mi sembra che uno dei punti che contribuiscono al fascino di "Strangers things" (e di altri recuperi anni '80) è qualcosa che riguarda la tecnologia: qui Francesco Guglieri lo fa notare ("...Il secondo, e più importante, fattore di resistenza degli Ottanta nel nostro immaginario è che sono stati l’ultimo tempo prima di Internet. L’ultimo decennio prima dell’invasione dell’informatica e della rete, dei computer e degli effetti speciali; non si tratta però di un eden precedente al digitale, e perciò irraggiungibile: incarna invece la fantasia perfetta di un tempo in cui questi elementi così presenti nelle nostre vite erano lì, sì, ma erano controllabili, gestibili, avevano ancora un volto umano. Durante l’infanzia del mondo giocavamo a Dungeons & Dragons.").
Ecco, il tema dell'infanzia perduta è presente un po' in tutte le recensioni; qui Giovanni Muriello ne parla senza timore ("Tirando le somme, direi che Stranger Things si candida a diventare un cult della serialità televisiva grazie alla sapiente mescolanza di tutti gli elementi che abbiamo elencato. Per il resto, futuro cult o no, Stranger Things sta riscontrando un grande successo perché sì, siamo nostalgici e vogliamo abusare coscienziosamente di citazioni; vogliamo seguire vicende surreali condotte da ragazzini inverosimilmente geniali, guardare coi loro occhi, far parte della loro comitiva e condividere con loro otto puntate di indagini sfiancanti. Avevamo bisogno di affacciarci su un passato ancora vicino ma che già non ci somiglia più, immergerci in un mistero che non concede risoluzioni fino all’ultimo minuto, su cui si può far luce solo con l’ausilio dei walkie talkie, dei portali interdimensionali e dei poteri soprannaturali di una bambina sconosciuta. Avevamo bisogno di tutto ciò e Stranger Things è riuscito ad accontentarci.").
Osservazioni aggiuntive: curatissima la colonna sonora che "...sembra tratta da uno dei classici film di John Carpenter (che curava egli stesso la musica dei suoi film). Le tracce che compongono la diegesi della serie sono grandi classici della New Wave degli anni Ottanta o pezzi più commerciali ma altrettanto affascinanti: Joy Division, Echo & the Bunnymen, Toto, Modern English" (Andrea Fontana), e Clash.
All'inizio non avevo riconosciuto Matthew Modine (era un po' che non lo vedevo, il brutto di avere una certa età e rendersi conto che gli attori invecchiano con noi); bravi e bravissimi tutti gli attori, manco a dirlo, ma certamente ha un certo rilievo colei che interpreta Eleven, ovvero Millie Bobby Brown, già vista nell'inquietante "Intruders" (dove fa la parte di una bambina posseduta da un uomo adulto!).
Qui potete vedere la giovane attrice ai tempi di "Intruders", qua sotto invece un video abbastanza recente tratto dal suo canale Youtube, fatto di soli video dove canta delle cover.
Secondo Serialminds dovrebbe arrivare una seconda stagione, o comunque dei sequel.
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