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Attenzione: NON faccio scambio link e banner - grazie! Vendo tavole originali dei miei lavori bonelliani e realizzo disegni su commissione (per info p.mandanici@gmail.com)



domenica 28 novembre 2010

Libri

La mia passione per i libri è quasi pari a quella per i fumetti, a cui si accompagna per entrambe le categorie una pericolosa malattia: l'acquisto compulsivo. Spesso giustifico i miei acquisti dicendomi che quel tale libro o fumetto poi non lo ritroverò più, vista l'odierna vita media delle edizioni cartacee; oppure (come spesso avviene ultimamente) il fatto di comprare libri scontati, o usati, mi fa sembrare meno inutile i miei acquisti.
La verità è che poi non ho il tempo di leggere i libri che compro. Non sempre gli ultimi arrivati scalzano gli acquisti più vecchi - dipende dalla densità delle letture in quel dato momento, e dall'interesse che riveste il libro (o fumetto) appena arrivato.
Fino a pochi giorni fa avevo in lettura "solo" "Generazione A" di Douglas Coupland e "Operette ipotetiche" di Ugo Cornia (senza contare l'ultimo Almanacco di Micromega sulla Scienza); finito il libro molto veloce di Cornia mi è capitato sotto mano il terzo volume della "Controstoria della filosofia" di Michel Onfray, che possiedo da tempo, e dato che è uscito il quarto volume sull'Illuminismo ho colto l'occasione per iniziare la lettura di quel volume e giustificare così l'acquisto di quest'ultimo (trovato con il 30% di sconto).
Onfray è a tratti irritante e abbastanza gallocentrico (molti degli autori che cita non li conosco, d'altronde in filosofia ho solo un'infarinatura superficiale), nonchè dichiaratamente parziale nel suo voler raccontare una "controstoria" - purtuttavia il suo linguaggio senza peli sulla lingua mi piace abbastanza, così come l'idea di dare un'occhiata a un punto di vista alternativo, totalmente a-religioso e antimetafisico.
L'altro libro che è entrato prepotentemente tra le mie letture attuali (perchè non "programmato") è "The dome" di Stephen King; questo libro a dire la verità l'avevo nel mirino da tempo, ma avevo l'intenzione di aspettare un'edizione economica. Nel mio giro recente al Libraccio l'ho visto a metà prezzo, e l'ho tirato su: avevo voglia di un'immersione totale nella lettura come non avevo da tempo, e sapevo che questo libro sarebbe stato quello giusto.
Non sono una fan totale di King, nel senso che ho letto molti suoi libri ma non tutti. Raramente sono rimasta delusa dalle sue storie, anzi: alcune mi sono piaciute moltissimo, come "L'ombra dello scorpione" (che forse si perde un po' nel finale), "Il miglio verde", che mi ha fatto veramente piangere ( l'ultima volta che è successo forse è stato quando avevo 10 anni e leggevo e rileggevo "Il gran sole di Hiroshima"), "It", che però ha un finale imbarazzante, "The tommyknockers" che mi ha spaventata a morte, poi i classici "Shining" e "Carrie", "Dolores Claiborn", ecc. 
Di "The dome" ho letto diverse recensioni e il libro mi attirava molto, e così ieri ho iniziato la lettura, essendo così subito rapita dal meccanismo implacabile costruito da King, che si permette anche delle strizzatine d'occhio rivolte al lettore. Già dalle prime pagine sapevo che mi sarei staccata a fatica dal libro: una cartina del luogo e l'elenco dei personaggi hanno su di me un effetto seduttivo infallibile. Dentro poi ho ritrovato l'usuale abilità nel tratteggiare i personaggi, il loro modo di pensare ed esprimersi, la coralità dell'affresco e la tensione palpabile già dal primo rigo. Vedremo se la lettura completa non tradirà le premesse...
Temo che il librone di King (in aggiunta agli altri due libri che ho in lettura) toglierà tempo alla parallela lista dei fumetti che ho comprato recentemente - "Quaderni ucraini" di Igort ad esempio, oppure l'ultimo del mio amato Taniguchi ("Gli anni dolci"). Prima dell'arrivo di "The dome" però ho fatto in tempo a leggere il bellissimo "Cronache dalla palude" di Francesca Ghermandi, che raccomando vivamente: storie di personaggi che si intrecciano abilmente, umani e non umani, atmosfere malinconiche e a tratti grottesche, molto più vicine alla nostra realtà di quanto sembri a un primo sguardo.

giovedì 25 novembre 2010

ArtRage, Milou e PDF

Qualche anno fa ho acquistato una copia del programma di pittura digitale ArtRage (la 2.0, poi diventata 2,5 – la versione per Windows). Di questo programma davvero bello e divertente da usare ho già parlato in questo post, ma lo faccio ancora volentieri  poiché mi sono decisa a comprare la versione per Mac; “ArtRage 3 Studio” è un programma che normalmente costa 40 €, ma avendo io acquistato in passato un’altra versione del programma mi è stata data la possibilità di pagare la versione “Studio” 17 €: praticamente nulla per un programma così dotato.
Milou coloreNelle pagine linkate troverete non solo le demo di prova del programma, ma anche la vecchia versione 2 di “ArtRage” a 20 €. Per i più esigenti esiste una versione “Pro” con diverse funzioni aggiuntive del costo di 80 €, e per i possessori di iPad esiste un “ArtRage” anche per loro!
Per chi è interessato ad approfondire lo studio di questo programma esiste un sito italiano molto ben fatto, con risorse, un ottimo forum dove porre domande di ogni tipo, e una pagina essenziale dove vengono spiegate nei particolari le differenze tra le varie versioni di “ArtRage” con  l’elenco di tutti i vari strumenti.
ArtRage” tra le altre cose legge i file Photoshop, i livelli, e quindi è un software che si può tranquillamente affiancare ad altri programmi più “tecnici”; io ad esempio in questo disegno di Milou l’ho adoperato per colorare, ma non per disegnare il contorno a “china” realizzato invece con “Manga Studio” (il suo pennello per me è imbattibile). Una menzione speciale in “ArtRage” merita lo strumento “acquarello”, veramente incredibile (la palette delle “impostazioni”poi  permette di personalizzarlo in tantissime maniere, così come succede per gli altri strumenti).
[AGGIORNAMENTO]: Stefano Tognetti mi ha fatto notare che "ArtRage" (sia nella versione Studio che Pro) non supporta ancora i file in CMYK, ma solo quelli in RGB.


Non ho dimenticato il mio impegno per radunare tutte le mie “mini lezioni” di “Manga Studio” in PDF, e in questi giorni ho continuato la ricerca di un metodo veloce per recuperare i miei post e sistemarli in maniera adeguata. Un lettore del blog, Splashboom, mi ha indicato un post interessante: si parla di un programma che permette di creare bottoni per poter scaricare in formato PDF i post di un blog (bisognerebbe inserire del codice nel proprio template), ma non solo.  “Printfriendly” molto semplicemente permette di creare PDF pronti per la stampa di qualunque pagina web, basta inserire l’URL, e il file così generato potrà essere salvato sul proprio computer, stampato, oppure spedito via mail. La cosa interessante è che è possibile rimuovere le immagini, e il testo verrà ricomposto e allineato senza problemi.
Non sono presenti opzioni per il cambiamento della font, e se si lascia il PDF con le immagini il programma tende a metterle sulla destra se non rientrano nel layout dell’A4; solo per questo motivo ho desistito dalla forte tentazione di trasformare in tal modo i miei post – me la sarei sbrigata con poco, anche se dopo avrei dovuto comunque fare dei copia incolla per non lasciare mezze pagine bianche nel documento “unico” da scaricare.
Attualmente la procedura che vorrei seguire per creare il mio PDF è questa: copiare il testo dei post in un programma tipo “Word” (nel mio caso “NeoOffice”), dopo aggiungervi le immagini scaricate dal blog (le ho sparse in diversi computer, radunarle credo comporterebbe più fatica).
Scribus” a quanto pare non legge e non importa PDF, per cui alla fine ho rinunciato a ricomporre in layout più accattivanti il futuro PDF delle “mini lezioni di Manga Studio”. Il copia e incolla con “NeoOffice” funziona alla perfezione, e anche l’inserimento delle immagini – solo che per questo dovrò perderci un po’ di tempo perchè non ho ancora trovato il modo di rendere come default l’impostazione di “blocco delle proporzioni”.
La conversione in PDF è ottima e si mantengono senza problemi tutti i link, là dove presenti. Non so quando ma prima o poi riuscirò a realizzare questo documento che sarà poi scaricabile tramite link (immagino che lo caricherò sul mio spazio “Google Docs”).

domenica 21 novembre 2010

Due manga, e ancora qualche accenno alla "fine"

Dopo aver scritto il post su "La fine" mi è capitato di leggere questo post di Gipi. Per due settimane Gipi è stato molto in ansia per un esame (immagino una biopsia al polmone, anche se non lo precisa) e l'idea della "fine" per lui è diventata terribilmente reale.
Non so come mi sarei sentita al suo posto, e non mi sarebbe stato di molto sollievo il fatalismo di cui pure sono abbastanza convinta intorno alle cose ultime. Il tipo di tumore che paventava Gipi probabilmente sarebbe stato ben più temibile di quello che temevo di avere io l'anno scorso, dopo una biopsia al seno. Essendo da anni sotto controllo per prossimità familiare ho avuto modo di metabolizzare i possibili pericoli, ma anche di informarmi e sapere che al peggio avrei avuto comunque moltissime probabilità di cavarmela, e bene (come è successo a mia madre). Nei dieci giorni in cui ho atteso l'esito (forse meno, non ricordo bene) non pensavo di essere un "morto che cammina" - piuttosto una possibile combattente richiamata contro voglia alle armi.

Passando ad altri argomenti, più amati e futili (in apparenza), segnalo per gli amanti della fantascienza e di Otomo l'uscita presso Planet Manga della serie "The Legend of Mother Sarah" - scritto dall'autore di Akira e disegnatato dal bravo Takumi Nagayasu (autore di "Poppoya"), piacevolmente otomiano.

Questo manga uscì in una prima versione cartonata molti anni fa a cura della Phoenix, che editò solo i primi due volumi (che possiedo); poi in Italia uscirono altri 3 volumi a marchio Magic Press (che mi sfuggirono) lasciando in sospeso la conclusione della serie. Non so come nè quando riuscii a procurarmi la versione francese di Mother Sarah comprando i volumi dal 3 al 9, non accorgendomi che i francesi serializzarono il manga in volumi più magri ( e infatti a me mancano gli ultimi due volumi francesi, mentre Planet Manga ad esempio ne prevede 7).
Non riesco quindi a capire se dovrò comprare l'ultimo volume Panini per completare la collezione, o gli ultimi due; dite che così avrò un pasticcio di collezione? Certo che sì, però c'è da dire che l'edizione Planet Manga sarà pur fedele all'originale giapponese, ma il formato dei volumi è più piccolo dei cartonati sia francesi che italiani che già possiedo. Non ho dubbi che mi terrò e leggerò i miei vecchi cartonati (sì, perchè non ho ancora letto i volumi francesi...), di grande e bel formato, e che eviterò di spendere altri soldi e intasare le mie povere strapiene librerie con doppioni di fumetti !

Per continuare con i manga vado a consigliare una storia diversissima, un albo (un primo volume a cui ne seguirà un secondo a conclusione della vicenda) di Inio Nasano, già conosciuto in Italia grazie alla Kappa Edizioni: "Solanin" è una vicenda ambientata nel Giappone di oggi con protagonisti dei giovani che cercano di trovare il loro personale percorso di vita - difficile farlo tra precarietà lavorativa, mancanza di stimoli, insicurezze varie. Un tema molto attuale, forse una situazione molto più pesante in Giappone che ha vissuto un passaggio improvviso tra benessere economico e crisi recente (vedere anche il diversissimo "Homunculus" che pure parte da una vicenda di crisi del protagonista, riflesso di quella della società).
Una breve recensione mia su aNobii, e una tavola nei miei "Ritagli".

Infine mi scuso per non aver ancora realizzato la versione pdf delle mie "mini lezioni di Manga Studio", e per non aver continuato con i video: per tutta una serie di motivi trovo molto più impegnativo realizzare i primi piuttosto che scrivere questi post, e alla fine per mancanza di tempo opto sempre per questi ultimi...

giovedì 18 novembre 2010

La fine

L'ultimo numero de "Le Scienze" ancora in edicola (quello targato novembre 2010) è dedicato interamente al concetto di "fine" applicato in vari campi: dalla fine delle risorse della Terra alla fine delle specie animali, dalla fine della nostra vita a quella della Terra come corpo celeste.
Qui trovate l'elenco degli articoli contenuti nella rivista (gli articoli principali sono linkabili verso una breve sintesi del contenuto), qui invece una presentazione di Marco Cattaneo.
Gli articoli sono molto interessanti, quello di Moyer poi - che è una introduzione - cerca di spiegare perchè l'essere umano sia così affascinato dal concetto di fine, in special modo perchè sia così presente la paura di catastrofi e apocalissi.
Per gli appassionati di CSI e e argomenti simili c'è un documentato articolo sulle tappe con cui si articola la dissoluzione del nostro corpo dopo la morte.
Penso spesso alla mia fine, all'ora in cui lo spettacolo finirà improvvisamente. Non credendo a un aldilà di cui non c'è nessuna prova penso alla morte come capolinea definitivo; l'unica cosa che mi consola è che io non saprò mai cosa vuol dire veramente "morire": un attimo prima sarò viva, l'attimo dopo non sarò più. Piuttosto potrei sapere cos'è il dolore, l'agonia - l'unica cosa di cui ho veramente paura - e come tutti spero in una fine veloce e incruenta.
Mi dispiace non sapere come andranno le cose qui tra qualche secolo; il mio pessimismo mi fa propendere per una umanità in grossi guai, ma non è detto che ci possa essere una sorta di svolta, di nuovo inizio dopo aver toccato il fondo - chi può saperlo?
In ogni caso so che avverrà una piccola apocalisse tra non molto (decenni? anni?), e tutto il mondo finirà: egoisticamente è così che vedo le cose con l'approssimarsi della mia scadenza...

domenica 14 novembre 2010

Il punto della situazione con il mio Mac

Ho comprato il mio iMac da 21 pollici a maggio di quest'anno, e devo dire che per adesso sono pienamente soddisfatta: lo sto usando assiduamente (ormai la gran parte del lavoro la svolgo per il 70% del tempo al computer) e non ho mai avuto problemi con i programmi, nè di incompatibilità nè con la comparsa di eventuali crash e cose del genere.
Quello che più mi colpisce favorevolmente rispetto al pc è che il Mac ha un più veloce tempo d'avvio (sebbene il mio pc fisso non faccia molto testo, data la "vecchiaia", ma il confronto con il pc portatile più recente e "leggero" è comunque sempre vincente da parte del Mac). Tempo risparmiato che si somma al tempo che col pc perdevo quotidianamente per aggiornare antivirus e Windows in generale; sebbene si possa continuare a lavorare durante gli aggiornamenti questi in parte rallentavano e comunque interrompevano la mia routine: una scocciatura.
Io poi sono curiosa - come si evince dal nome del blog - e provare nuovi programmi è sempre stato per me un divertimento e a volte una necessità; col pc c'era sempre in agguato la possibilità di strani influssi negativi -  e crash improvvisi in caso di incompatibilità con non si sa cosa. Col Mac ho provato di tutto e per adesso non ho avuto problemi.
Rispetto al mio "vecchio" MacBook Pro (che adesso risiede stabilmente nella casa dei miei genitori) la ricerca interna con Spotlight (l'equivalente del "Cerca..." di Windows) è diventata molto più veloce ed efficiente - veramente una funzione molto utile (non so come funziona in Windows 7, ma nel mio portatile dotato di Vista la ricerca non è paragonabile a quella di Snow Leopard - la versione più recente del SO del Mac).
Non parlo poi volutamente delle differenze estetiche tra i programmi Windows e quelli del Mac: cerco di rimanere sul pratico perchè ho cambiato sponda non per snobismo ma per necessità di maggiore efficenza e affidabilità; certo però che la presentazione e anche l'usabilità dei programmi Mac ha un suo indiscutibile fascino.

Oltre alla scoperta di Automator tra i programmi preinstallati sul Mac (ne ho parlato qui) c'è la comodità del programma di backup Time Machine (per chi ha Snow Leopard). Per usarlo bisogna dedicare un hard disk esterno solo a questo scopo - io ne ho comprato uno da 500 Gb. Time Machine a scelta salva sull'HD esterno le cartelle che vogliamo, e lo fa ogni ora: quando riempie tutto il disco inizia a  sovrascrivere i backup più vecchi. Non so perchè non si possa cambiare l'intervallo temporale di salvataggio, fissato a un'ora, ma esiste un programmino che permette di cambiarlo, ed è Time Machine Editor (io ad esempio ho abilitato il backup ogni 4 ore, e niente impedisce di avviarlo manualmente quando più ci garba).
Uso questo programma da mesi, ma non avevo mai provato a vedere cosa succede in caso volessi ripristinare un vecchio backup: entrando in Time Machine non mi aspettavo la visualizzazione "spaziale" delle finestre dei file...Un esempio (che non rende bene l'idea di vedere l'effetto su uno schermo grande, dal vivo) lo si può vedere qui: davvero piacevole (e semplice da usare, anche).
Nonostante la tranquillità che dà girare per il web con il Mac (dovuto al fatto che nel mondo la stragrande maggioranza degli utenti possiede Windows, ed essi quindi sono le prede più appetitose per virus, trojan e compagnia bella) la prudenza non è mai troppa, e ultimamente dei segnali di un relativo intensificarsi di pericoli anche per i mac users fanno pensare che è meglio prendere provvedimenti in anticipo. Non sono un'esperta e non so quanto valore abbia questo antivirus per Mac (free per giunta) che Paolo Attivissimo segnala e che ha anche testato favorevolmente (qui l'articolo): Sophos l'ho installato e a una prima scansione non mi ha trovato niente. Meglio o peggio? C'è da dire che sono molto attenta ad aprire mail e link non verificati (su Firefox e anche su Chrome e Safari ho installato "Wot", che è uno dei tanti sistemi per verificare in qualche modo l'affidabilità dei link che portano ai siti).

Cosa mi manca del mondo Windows? La possibilità ad esempio di installare qualche gioco anche di non fresca uscita (e quindi costoso) dato che non possiedo console: sul mio vecchio pc ho giocato a diverse versioni di Colin McRae (uno dei miei giochi preferiti), qualche Call of Duty, qualche gioco di avventura punta e clicca (come The longest Journey), Mass Effect (che ho solo iniziato ed abbandonato col cambio di computer). Per Mac c'è poca roba, anche se ultimamente qualcosa si muove anche in questo campo; chi riesce a installare Steam sul proprio computer (io non riesco, a un certo punto mi si richiede un collegamento internet che ovviamente io ho, e tutto finisce lì) ha anche la possibilità di provare demo di diversi giochi, a quanto ho capito.
Qualche demo per Mac le ho recuperate qui e qui; su quest'ultimo sito è possibile acquistare diversi giochi - non molti a dire la verità. Comunque anche volendo non ho più il tempo per giocare seriamente a qualcosa, quindi pazienza, mi accontento ogni tanto di giocare a Mahjong o a Klondike 5 minuti...
In teoria potrei installare i giochi per pc che già possiedo sul Windows 7 che ho installato proprio sul Mac grazie a Virtual Box: il problema è che i driver della scheda grafica che si installano con questo programma mi sembra che non riescano a far girare certi giochi - non ho ben capito: so solo che non sono riuscita ad installare Mass Effect, e tanto basta.
Non so se con gli aggiornamenti che poi ci sono stati adesso potrei ritentare, anche perchè dubito della fluidità di giochi che necessitino di tanta Ram. Il mio Mac ne ha 4, e non so quanta di questa Ram posso dedicare a Windows 7; adesso ne ho dedicate 2 Giga, e il mio Manga Studio Ex tuttavia è ancora lievemente rallentato a tratti. Per questo motivo il grosso del lavoro lo faccio col Manga Studio Debut sul Mac, riservando al programma completo versione Windows solo la retinatura e qualche effetto "speciale" (il rallentamento è comunque minimo).
 La cosa migliore forse sarebbe investire del denaro e comprare un programma di virtualizzazione più "massiccio", ma a questo punto non so neanche se riuscirei a reinstallare la mia copia legale di Windows 7 una seconda volta: questa politica di Microsoft mi impedì anni fa di reinstallare un Windows Me sul mio pc che era stato formattato, poichè avevo cambiato la mother board che si era rotta - e quindi non era più il pc originale.

Se devo esprimere un po' di delusione su un aspetto del Mac è per la condivisione via wi fi col sistema Windows: trovo molte difficoltà a metter su un collegamento tra il mio iMac e il mio pc con Windows Xp. Il problema è l'accettazione delle password, ma il bello è che certe volte il collegamento funziona (dopo molte prove) certe volte no; questo in particolare con la condivisione dal Mac tramite Airport del collegamento internet (che invece riesce ad esempio con altri aggeggi tipo Psp portatile o iPod Touch). Devo sempre accendere un router quando voglio far accedere pc e Mac ad internet, e spesso ho problemi a collegare il Mac anche al mio router D-Link (la password e le ozpioni sono sempre quelle, non si capisce perchè certe volte si collega e certe no).
Un'altra cosa che mi ha sorpreso è la mancanza della masterizzazione multisessione per dvd (non cd, che c'è); ho letto anche delle spiegazioni addotte dalla Apple per ciò (che poi si rischierebbe di crere dvd non leggibili da altri computer), ma non mi sembrano sufficienti: se voglio creare dei multisessione per me, riscrivibili magari per backuppare file che poi magari cambierò (esempio: i file dei miei fumetti) e che masterizzerò senza multisessione una volta arrivati a una versione definitiva - ma insomma perchè non mi lasci la scelta di farlo?

Tirando le somme sono contenta di essere passata al Mac, anche se non mi pento di aver avuto per tanti anni Windows perchè comunque ho imparato tante cose, e conosciuto anche tanti programmi che ancora non ci sono per Mac. Col tempo ho scovato diversi siti dove procurarsi tanti programmi anche free per Mac, come ad esempio questo, questo, e questo che è un programma scaricabile che mette a disposizione un elenco di freeware ricercabili per ordine alfabetico o per categoria.

mercoledì 10 novembre 2010

Quando "interpretai" Corto Maltese nel 2003

Nell’ottobre 2003 a Lugano fu organizzata una grande mostra di originali di Hugo Pratt (e non solo) all'interno della manifestazione "Manorfumetto" (la numero 17) organizzata fin dal 1979 dal critico e appassionato di fumetti Antonio Carboni; il titolo era: "Corto Maltese - Le autrici di fumetti interpretano l'eroe di Hugo Pratt".
La mostra  presentava dunque una parte dedicata agli originali di Pratt (mostra curata da Patrizia Zanotti) e un'altra parte con esposti dei fumetti (al massimo due tavole) o illustrazioni di 12 fumettiste che dovevano interpretare liberamente Corto Maltese o comunque il suo “mondo” (mostra curata da Antonio Vianovi).
La scelta al femminile di Carboni venne spiegata con la sempre maggiore presenza di donne in un campo, come quello del fumetto, che era stato fino a pochi anni prima prettamente maschile (non l’unico direi!, ma lasciamo stare quest’argomento, che porterebbe lontano…).  Faccio qui un sommario delle autrici che si alternarono all’interno dei 10 giorni (dal 2 all’11 ottobre) in cui furono suddivisi gli incontri : Lola Airaghi, Anna Lazzarini, Vanna Vinci, Sara Colaone, Angelica Tintori, Antonella Platano, Elena Pianta, Simona Denna, Silvia Ziche, Laura Zuccheri, Luisa Zancanella; doveva esserci anche Laura Scarpa che mi sembra non potè venire a Lugano, e poi come “guest star” ad alcuni incontri furono presenti Giancarlo Berardi e Giancarlo Alessandrini (come si può notare c’è una preponderante presenza di autrici bonelliane).

Catalogo Manor003Ballata
Io fui presente a Lugano dal 2 al 4 ottobre, ospitata insieme alle altre invitate in un bellissimo hotel, trattate benissimo dal gentile signor Carboni e da tutta l’organizzazione, che mi sembra sia stata ineccepibile; ricordo con piacere le cene di gruppo e le grosse mangiate nei ristoranti del luogo, oltre che i racconti di Guido Fuga (che conobbe molto bene Pratt avendo collaborato a molti suoi fumetti).
La manifestazione era ospitata al 4° piano all’interno di un grosso palazzo che era in pratica un edificio commerciale, una specie di Rinascente di Lugano: molto bizzarro, ma anche occasione di vedere arrivare semplici curiosi che magari non sarebbero andati a vedere spontaneamente una mostra di fumetti.
La mostra era molto ben pubblicizzata a Lugano, e al “nostro” 4° piano era presente una postazione fissa della radio svizzera che proponeva ai suoi ascoltatori interviste ad autrici e organizzatori.
Carboni aveva iniziato a lavorare a questa mostra ( e al relativo catalogo, di cui presento qui la copertina) almeno un paio d’anni prima – io perlomeno fui contattata all’inizio del 2002, ed ebbi tempo così di preparare il fumettino che vedete qui riprodotto, una biografia, le risposte all’intervista che poi fu pubblicata sul catalogo assieme al fumetto (così come tutte le opere e interviste alle altre autrici).
Prima del mio innamoramento per Andrea Pazienza giganteggiò nel mio pantheon fumettistico Hugo Pratt, arrivato sotto forma di regalo un giorno della mia adolescenza attraverso la mitica “Una ballata del mare salato” (si può ammirare qui sul post la copertina di quell’edizione del 1979); si può capire quindi come fossi stata ben contenta di partecipare a quel “Manorfumetto”.  Nelle mie ricerche su quella manifestazione (ho trovato ben poco in rete) mi sono però imbattuta in un bel sito francese che raduna poster  dedicati alle illustrazioni di Hugo Pratt: la raccolta è davvero bella e ve la linko qui.

Addio, Pandora 1Addio, Pandora 2
Addio, Pandora mat1Addio, Pandora mat2
Personaggio Pandora001Fumettino80
L’idea per il fumettino mi venne riciclando una scena disegnata in una pagina (solitaria, per fortuna) di un vecchio fumetto degli anni ottanta, “Era Frigidaire (ne posto l’immagine, nonostante la bruttezza, per far capire come quella rivista mi avesse scombussolato dal punto di vista creativo): un uomo andava al cinema e il film  incongruamente presentava come fotogrammi le vignette di una nota storia di Corto Maltese.
Allego le matite di quelle due tavole (straordinariamente precise – non so se adesso riuscirei a fare delle matite così pulite) e un paio di studi a matita del personaggio.

venerdì 5 novembre 2010

Fumetto, identità, vita

Il post che parlava del mio progetto di una storia a fumetti (progetto abbandonato) ha originato diversi commenti, e a me invece ha stimolato alcune riflessioni - o meglio, ha stimolato la voglia di raccogliere certi pensieri che ho da tempo sul rapporto tra la mia creatività e la mia vita.
Molte persone - se non tutte - si chiedono prima o poi: "chi sono io?"
Non è una domanda  banale, tutt'altro; anche perchè la risposta va impostata rispetto a cosa consideriamo come "io". Nella realtà di tutti i giorni ci presentiamo in maniera diversa a seconda degli ambienti in cui ci troviamo e a seconda di quello che stiamo facendo; siamo persone diverse quando parliamo con i nostri parenti più stretti, quando parliamo con colleghi di lavoro, con pubblici ufficiali, con amici intimi o semplici conoscenti.
Quando disegno fumetti, chi sono io? Quando disegno "Nathan Never" - invece dei miei piccoli fumetti - chi sono io? Che rapporto c'è tra quelle due disegnatrici, e che rapporto c'è tra la me stessa disegnatrice e quella che definisco con la parola "io?"
1984: proiezione immaginaria di uno dei miei "io" dell'epoca
E' un bel problema, e cercherò di spiegarmi.

Come fumettista io sono autodidatta - nel senso che non ho frequentato scuole o corsi specifici, nè da giovane ho fatto gavetta in qualche studio di disegnatori professionisti; però ho fatto studi artistici, che mi hanno dato certamente un minimo di base di tecnica del disegno, anatomia, ecc.
Non mi ero neanche scelta "maestri" da copiare o da studiare in maniera approfondita: cercavo di prendere quello che ritenevo il meglio da tutti, grandi maestri e meno grandi epigoni. C'è stato un periodo in cui sono rimasta folgorata da Andrea Pazienza, e mi sarebbe piaciuto tanto disegnare come lui; se non che per fortuna ero consapevole dell'abisso che mi separava in termini di talento grafico (non solo quello) e non ho mai tentato di copiarlo pedissequamente.
Il mio segno negli anni è cambiato - basti guardare le mie produzioni all'interno delle etichette "Dai miei archivi" e "Illustrazione" - è cambiato soprattutto lo stile con cui inchiostravo le mie matite. Mi innamoravo di certe "scuole", certi autori, e poi magari li interpretavo secondo le mie esigenze e capacità, ma non sono certa di aver raggiunto uno stile "Patrizia Mandanici".
Certo, chi sa un po' di fumetto riconoscerebbe i miei lavori in mezzo ad altri - perlomeno quelli recenti bonelliani; qualche dubbio lo avrei se uno non avesse mai visto niente di mio e guardasse e confrontasse il mio "Ossian", le illustrazioni che facevo per "Kaos" o "Avvenimenti", i vecchi fumetti di "Legs Weaver", e l'ultima storia che sto disegnando per "Universo Alfa".
Spesso ho pensato di essere "nè carne nè pesce" dal punto di vista stilistico (il che non implica un giudizio di merito sul talento, di cui non vorrei parlare), e che questo essere "informe" fosse una conseguenza dell'esserlo anche nella vita, come persona.
Io qua distinguo il modo con cui ci percepiamo noi e il modo con cui mostriamo all'esterno i nostri diversi "io"; non essendo schizofrenica o affetta da qualche disturbo mentale non ho alcuna difficoltà a pensare a me stessa come un tutto unico (un tutto unico  problematico a volte, ma insomma presente e attivo); altro però è riuscire a dare forma alla nostra idea di mondo (e di noi stessi) e darle un'espressione pubblica (e creativa, nel mio caso).
Mi mancano certe qualità base, necessarie, per operare con sicurezza nel mondo dell'espressione artistica: coerenza, coraggio, intelligenza critica (poi aggiungeteci il talento, poco o molto  - non voglio ripeto entrare in questo merito); il coraggio soprattutto di andare in profondità - il saper affrontare anche le situazioni sgradevoli che comporta il confrontarsi con un mondo potenzialmente ostile (e qui parlo sia del fumetto che della vita).
Ci sono autori che riescono a costruire delle opere sulle loro debolezze e incertezze; attraversano la materia della loro vita trasformandola in qualcosa che parla anche agli altri - non necessariamente facendo dell'autobiografia stretta.
Però bisogna avere del talento, non ce n'è...E il talento dona coraggio (parlo del talento vero, non di una generica capacità grafica - come potrebbe essere il mio caso).
Non basta saper disegnare anatomie, paesaggi, prospettive, o saper costruire delle belle inquadrature - non basta almeno per chi vorrebbe andare oltre l'apparenza di questo mondo complicato.
Io ho smesso da tempo di sognare altro che una carriera da "semplice" disegnatrice - e a dire la verità non è così facile cercare di farlo bene!
Non sono triste per questo; mi ritengo una persona realista e le illusioni non mi sono mai piaciute - tanto più che riesco a divertirmi lo stesso. Trarre il meglio dai miei limiti è una delle cose a cui aspiro - assomiglia un po' al "sapersi accontentare", ma non è proprio la stessa cosa...

Ho sproloquiato abbastanza e mi fermo qui!

martedì 2 novembre 2010

"Go go dancer"!

Ancora musica su questo blog...
Qualche giorno fa ho esplorato (iscrivendomi) a un altro sito per ascoltare musica in streaming: "Grooveshark" in realtà è molto di più che questo - simile per certi aspetti a Last.Fm per la condivisione con amici e utenti di preferiti e playlist.
"Grooveshark" ha un database enorme - per la prima volta ho trovato album interi di gruppi come Wolfgang Press (di cui altri siti trovavano al massimo due-tre brani); inoltre la gestione delle canzoni è molto comoda e accattivante.
A chi interessa iscriversi mi trova al nome utente "Patfumetto".

Proprio cercando a caso gruppi che ho amato in passato mi sono ricordata dei "Pizzicato Five", un gruppo giapponese molto particolare (scioltosi qualche anno fa) che ha fatto del mescolamento di generi e del citazionismo musicale una vera arte (periodo preferito: gli anni sessanta).
Qui posto un paio di video, evitando di mettere la "Go go dancer" del titolo dato che compare un'immagine fissa (ma io consiglio lo stesso di andare ad ascoltare la canzone!).