L'ultimo numero de "Le Scienze" ancora in edicola (quello targato novembre 2010) è dedicato interamente al concetto di "fine" applicato in vari campi: dalla fine delle risorse della Terra alla fine delle specie animali, dalla fine della nostra vita a quella della Terra come corpo celeste.
Qui trovate l'elenco degli articoli contenuti nella rivista (gli articoli principali sono linkabili verso una breve sintesi del contenuto), qui invece una presentazione di Marco Cattaneo.
Gli articoli sono molto interessanti, quello di Moyer poi - che è una introduzione - cerca di spiegare perchè l'essere umano sia così affascinato dal concetto di fine, in special modo perchè sia così presente la paura di catastrofi e apocalissi.
Per gli appassionati di CSI e e argomenti simili c'è un documentato articolo sulle tappe con cui si articola la dissoluzione del nostro corpo dopo la morte.
Penso spesso alla mia fine, all'ora in cui lo spettacolo finirà improvvisamente. Non credendo a un aldilà di cui non c'è nessuna prova penso alla morte come capolinea definitivo; l'unica cosa che mi consola è che io non saprò mai cosa vuol dire veramente "morire": un attimo prima sarò viva, l'attimo dopo non sarò più. Piuttosto potrei sapere cos'è il dolore, l'agonia - l'unica cosa di cui ho veramente paura - e come tutti spero in una fine veloce e incruenta.
Mi dispiace non sapere come andranno le cose qui tra qualche secolo; il mio pessimismo mi fa propendere per una umanità in grossi guai, ma non è detto che ci possa essere una sorta di svolta, di nuovo inizio dopo aver toccato il fondo - chi può saperlo?
In ogni caso so che avverrà una piccola apocalisse tra non molto (decenni? anni?), e tutto il mondo finirà: egoisticamente è così che vedo le cose con l'approssimarsi della mia scadenza...
Cara Patrizia, per dirla con Duchamp "in fondo, sono sempre gli altri che muoiono"!
RispondiEliminason contento che parli di un argomento così tabù, come la morte. nella nostra società viene continuamente rimossa, allontanata (cos'è la chirurgia estetica se non il più grande tentativo di rimozione della stessa??) come se non esistesse, così quando arriva, sei impreparato totalmente. Basterebbe pensare a lei come ad una trasformazione, un cambiamento, l'ultimo,... forse..
RispondiEliminaCiao Antonello (sei quello che conosco di persona?), Duchamp era un grande...
RispondiEliminaAlessandro@:
io vedo che la gente è terrorizzata dalla morte, tanto più se sono credenti (ma non dovrebbero essere invece rassicurati...?); eppure l'unica cosa sicura della nostra vita è quella: per il resto non possiamo sapere cosa ci potrà accadere - lavoro, amori, malattie, ecc.
Una volta si moriva presto, ed era normale assistere a morti di conoscenti, parenti - a stragi, epidemie, e così via.
Noi moderni siamo pure "fortunati", possiamo vivere più a lungo, curare più malattie - certo, parlo di statistiche, purtroppo ci sono le eccezioni...
"in the long run we're all dead" JM Keynes.
RispondiEliminaMa io credo che il mondo andrà avanti lo stesso, come era OK prima che ci fossi io.
Adesso mi faccio sgridare (come al solito): a volte mi sorprendi, trovi anche il tempo di leggere "Le Scienze"! Non penso sia molto popolare nel tuo ambiente (artisti, grafici e creativi).
hai ragione sulla scarsa "abitudine" alla morte dei nostri giorni: un tempo si viveva di meno, si moriva prima, si moriva spesso in casa e anche la mortalità infantile era alta... quindi il contatto con la morte c'era.... il corpo del morto si vedeva e si toccava... ora fa orrore e ribrezzo solo parlarne....
RispondiEliminaPS: sono anche io un lettore (anzi un abbonato) a Le Scienze
scienze + morte?
RispondiEliminaGrazie alla medicina mi auguro che un giorno un medico mi dira': "guardi, onelulu, lei ha piu' o meno dai 2 ai 4 mesi di vita, si prepari e buona fine". Sarei sollevato. avrei il tempo di salutare chi mi sta intorno e di preparami.
Mi piacerebbe anche aver la posibilità di decidere ad un certo punto di staccare la spina (o che fosse chi vive con me a poterlo fare). Non mi andrebbe di morire nel sonno all'improvviso o naturalmente di rimanere spiaccicato sull'asfalto... piu' che della sofferenza ho paura dell'imprevisto non controllabile.
Sento anche una certa curiosita verso quel preciso momento in cui cuore e cervello si fermeranno.
juhan@: anche io credo che il mondo andrà avanti lo stesso anche senza di me - ci mancherebbe!- ma non potrò assistere alla sua evoluzione, un po' mi dispiace.
RispondiEliminaNon so quali "artisti, grafici e creativi" frequenti - se sono dei bravi professionisti non possono esimersi dal conoscere il mondo che vogliono esprimere o interpretare; sapere un po' di scienza, di storia, di letteratura, ecc., per me è il minimo del bagaglio culturale per fare questo tipo di lavoro.
Poi vabbè ci sono anche quelli che si limitano a usare il proprio istinto e il proprio talento avendo pochi interessi, magari specialistici, diciamo così, ma nel campo ad esempio del fumetto (quello che deve raccontare storie, e bene) consoco persone di una cultura certamente superiore alla media.
Non sono l'unica tra i fumettari che legge Le Scienze! e questo senza contare
Alessandro...:). In effetti però ultimamente la leggo di rado per questioni di tempo, ma mi arriva la loro mailing list con tutte le news.
La Scienza può spiegare tanto, ma non può spiegare perché esistiamo. E quindi non possiamo sapere cosa succederà dopo. Io sono ottimista.
RispondiEliminaP. Alexis@: non è compito della scienza indagare su cose che non hanno le basi per essere indagate.
RispondiEliminaIl "perchè" siamo qua è una domanda umana dettata da egotismo - sappiamo di non essere più il centro dell'Universo tuttavia non ci rassegnamo al fatto che la nostra esistenza è accidentale e transitoria.
Per me la vita non ha meno valore se anche scoprissi che non ha un perchè (e comunque millenni di ragionamenti filosofici e religiosi non mi pare abbiano dato soddisfazione ai "domandanti").
Onelulu@: mmh, credo proprio che io invece vorrei morire nel sonno - non voglio aver tempo per pensare alla mia fine imminente (tanto più che spesso le malattie che ti danno il tempo di prepararti alla morte ti rincoglioniscono, e lucidi spesso non si è).
RispondiEliminaCredo che la vita - come la si vive - è già una preparazione alla morte.
Ho lasciato firmato un prestampato per i casi di stato vegetativo, ma attualmente qui in Italia chiunque aiutasse i malati terminali (o quelli già in stato vegetale) ad andarsene rischierebbero la galera. Io non vorrei mai rimanere in quello stato, e vorrei avere la possibilità di andarmene prima se non avessi speranze e vivessi tra atroci dolori.
Scusate gli errori grammaticali e di sintassi, che spesso rispondo scrivendo di fretta:)
RispondiEliminaCara Patrizia, mi identifico molto in quello che hai scritto. Peraltro, quel numero delle Scienze appena arrivato me lo ha sottratto mio figlio e devo ancora riaverlo per leggerlo. Grrr.
RispondiEliminaQuesta cosa della morte è un argomento di cui vorrei anch'io parlare a lungo. Intanto, se penso al dopo, mi viene da rifkettere che fra tutte le eventualità, quella che tutto finisca lì è la migliore e la più desiderabile, perchè l'idea di essere preso e portato in un tribunale per essere giudicato e forse condannato a inenarrabili patimenti per l'eternità, non è proprio allettante. A dar retta ad altri, invece, si dovrebbe rinascere: ancora? Ricominciare tutto daccapo? Uffa, che noia, che barba, che noia.
Moreno@: sì, l'idea di essere giudicati nell'aldilà sa molto di aldiqua - credo che quasi tutta l'umanità non potrebbe andare che in un solo affolattissimo posto, a misurar col metro delle religioni rivelate.
RispondiEliminaForse ho esagerato o forse mi sono espresso male. Le Scienze è una lettura mooolto impegnativa, richiede tempo e concentrazione. Poi coprendo uno spettro amplissimo l'impegno aumenta. Ecco qual'era il motivo della mia sorpresa. E va in tuo onore e di Alessandro e di Moreno ( :-D ) e di tutti quelli che la leggono. Io sono troppo pigro e la compro ormai molto sporadicamente, sigh!
RispondiEliminaPurtroppo il tempo è quello che è, ad esempio leggo solo oggi (è domenica mattina) i commenti.
Col problema "tempo" mi sa che siamo messi tutti male...
RispondiEliminacomunque l'idea della reincarnazione e' affascinate anche per chi non ci crede (come il sottoscritto)... anche perche' a ben guardare il corpo decomposto , cibo per vermi e vari batteri, poi ritorna in circolo e fara' parte del regno vegetale, animale e forse prima o poi umano (anche se non e' un regno quello umano, piu' un impero!)
RispondiEliminatuttavia ora la decomposizione e' in bare di zinco, e poi non ho ben capito dove finiscono le poltiglie decomposte (inceneritore? fosse biologiche, discariche?)... e magari poi si finisce appunto in una discarica abusiva in mezzo a plastica, idrocarburi, resti altamente tossici e dunque a fatica si ritornera' in circolo... magari spediti nello spazio?
... il pessimismo vuole farmi pensare che l'occidente stia in tutti i modi cercando di annullare la "possibilita'" della reincarnazione...
Chi crede nella reincarnazione "vera" (dell'anima)non credo tenga molto al corpo inteso come materia. Probabilmente tu intendi la reincarnazione (come me) semplicemente come ritorno in circolo delle nostre molecole, una volta morti; un riciclo di materia, in pratica. E non saranno le bare, foss'anche di zinco, a poter fermare questo processo - almeno nei lunghi tempi cosmici: tutto tornerà polvere stellare, lì da dove siamo stati creati, noi e la Terra e il resto.
RispondiEliminaL'idea di stare li a fare da concime non è il massimo come cosa...
RispondiEliminaSpero solo che dopo la morte si possa fare qualcosa altrimenti stare li a "dormire" e basta sai che noia!?!
Ti stimo molto Patrizia! Il tuo stile è molto bello! Ti seguo dai tempi di Legs! Spero di incontrarti prima o poi in qualche mostra!
Buon lavoro e in bocca al lupo per tutto!
Ciao Andrea, grazie molte per l'apprezzamento - sì, spero che riusciremo a vederci a qualche mostra, anche se io ormai da qualche anno frequento solo quelle milanesi:(
RispondiEliminaMi permetto di aggiungere il link a un post che condivido molto, nella sua ironia: http://some1elsenotme.wordpress.com/2010/11/25/la-luce-alla-fine-del-tunnel-e-charlize-theron/
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