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Attenzione: NON faccio scambio link e banner - grazie! Vendo tavole originali dei miei lavori bonelliani e realizzo disegni su commissione (per info p.mandanici@gmail.com)



sabato 30 luglio 2011

I fumetti sull'iPad

Dell'iPad che ho comprato parlerò in altro post, ma uno dei motivi per cui l'ho fatto è che mi interessa verificare da vicino come è (o come potrebbe diventare) l'esperienza di lettura dei fumetti su questo tipo di tablet.
Un esempio di zoom sulla seconda striscia di "Star Wars: The Clone Wars 1", un "tap" alla volta. ©Dark Horse
Ho già parlato in un altro post di come a mio parere la lettura in digitale non sostituirà ma affiancherà (in vari modi) quella cartacea. Non sono una feticista della carta ma conosco bene il valore di certi libri illustrati, di certe bellissime edizioni, del rapporto fisico che si può stabilire con le  nostre letture su carta; la lettura su tablet o ebook readers non può sostituire queste esperienze.
Detto ciò io mi trovo benissimo nel leggere con i sopracitati device fumetti o libri che so non sarebbero rimasti a lungo dentro casa, per motivi di spazio e anche perché appartengono al tipo di libri che non rileggerei, molto probabilmente; se avessi un villino o 300 mq a disposizione magari mi terrei tutto in ordinatissime librerie: così non è.
Per adesso ebook readers a colori ce ne sono pochi, e non so bene quanto sia comodo leggervi dei fumetti; né credo esistano siti appositi dove scaricare legalmente degli albi per poterli leggere in quel tipo di readers.
L'iPad ha il vantaggio di un grosso sistema a cui appoggiarsi, l'App Store, e di avere in effetti un comodo e veloce sistema di lettura. Se connesso a internet poi l'esperienza di lettura può risultare arricchita tramite link, apporti multimediali, o possibilità di usare istantaneamente vocabolari, enciclopedie, e così via (mi riferisco più ai libri che ai fumetti).
Per i fumetti poi c'è la possibilità di trovare in rete dei classici altrimenti non raggiungibili (se non dai collezionisti), e sfogliarli sull'iPad la sera a letto o in poltrona è sempre meglio che farlo nelle pause in ufficio su pc.
Io comunque sono anche alla ricerca di fumetti nuovi, che vogliano sfruttare questo nuovo mezzo, o anche semplicemente di fumetti da poter leggere per puro divertimento, magari anche in inglese per cercare di impararlo sempre di più. A questo proposito segnalo il primo volume di Bone a colori scaricabile gratis per iPhone/iPod/iPad - in realtà non esiste la versione per iPad, semplicemente l'app è leggibile da quest'ultima ma alla risoluzione ottimizzata per iPod/iPhone, il che vuol dire che non si può sfruttare l'ampiezza di tutto lo schermo dell'iPad - a meno di vederlo un po' sgranato.
Un fumetto invece che si adatta al passaggio tra iPod e iPad è "Berlustory", la striscia di Marcello Toninelli dedicata alla vita del nostro premier. Toninelli qui spiega l'approdo all'Apple Store, e come si sia appoggiato ai servizi della ManFont che si è occupata di ripensare il "Berlustory" cartaceo e trasformarlo in qualcosa di fruibile per i supporti digitali.
Il lavoro di impaginazione delle strisce di Toninelli è abbastanza piacevole, le uniche mie riserve riguardano la mancanza di un segnalibro (uscendo dall'app e rientrandovi devo ripartire dalla prima striscia) - ma aspetto lumi da Marcello, e poi una piccolezza che riguarda le vignette, non molte, che sono più larghe del normale e quindi per leggerle interamente bisogna spostare un po' la striscia lateralmente; magari la possibilità di un doppio tap per ridimensionarla avrebbe reso più scorrevole la lettura.
Altro fumetto comico che segnalo (strano, non è molto il mio genere, anche se alcuni dei miei fumetti preferiti sono in striscia: i Peanuts e Calvin & Hobbes): Piero Tonin, che ha studiato con Cavandoli e che ha fatto tantissime  cose tra vignette, fumetti, animazioni, illustrazioni (si possono trovare esaurienti informazioni e disegni sul suo sito), ha realizzato una app che presenta una raccolta delle sue vignette umoristiche. Il suo segno preciso e pulito mi piace, e qui per gli aspiranti disegnatori c'è un'adeguata spiegazione degli strumenti che usa per disegnare, nonché del procedimento adottato per la loro realizzazione.

Le strisce sono relativamente facili da leggere, e forse anche da impaginare - perlomeno rispetto alle tavole americane di supereroi (e non solo). Ci sono vignette verticali, scontorni, direzioni di lettura a volte tortuosi. Tra MarvelDark Horse e Dc, (di cui ho scaricato le apps con relativi albi free, giusto per provare) le prime due  presentano un sistema più semplice e fluido di lettura (ho idea che dovrei postare un video, far vedere è molto più semplice che descrivere in questo caso). Se si usa un tap sul margine destro la app comincia a far vedere la parte superiore della tavola, i singoli tap successivi avviano uno zoom verso la vignetta seguente, delineando il giusto senso di lettura. Un doppio tap ed ecco uno zoom all'indietro che ci consente di vedere la tavola nella sua interezza (e con la grandezza dello schermo dell'iPad si vede abbastanza bene, a volte si riescono a leggere anche i balloon, ma è chiaro che è consigliato vedere le vignette più in grande per poter apprezzare il disegno). Nell'app della Dark Horse però non è facile far apparire il menu mentre si legge - a volte va, a volte no.
L'app della DC invece presenta qualche incertezza nella modalità di scorrimento delle tavole - sarà più chiaro ciò che dico quando mi deciderò a fare il video.
Queste tre app non sempre gestiscono bene la rotazione dello schermo nel senso più largo, in maniera (in teoria) di vedere metà della tavola alla volta; lo fa bene invece la app Star Trek comics: una volta fatta scorrere in basso la tavola con il dito (per leggere la metà inferiore) basta trascinare poi la tavola verso il margine sinistro e ci apparirà automaticamente la parte superiore della tavola seguente. Per ottenere però la visione completa della tavola occorre per forza ruotare lo schermo in senso verticale.
Di app vera e propria dedicata alla rivista Topolino non si può parlare, e anzi ci si aspettava di più dallo sbarco in digitale del famoso topo disneyano: qui una recensione non proprio entusiasta.

I fumetti digitali sembrano aumentare di numero col tempo, come afferma anche afNews; e adesso c'è una sezione "Comics" nell'App Store di iTunes- peccato che dalla home non si capisca assolutamente come accedervi (anche se in questo periodo appare un banner in home page che di solito però cambia dopo qualche giorno), io ci riesco solo grazie al link che ho trovato in questo post.
Qualche altra notizia sull'argomento fumetti digitali si trova a questo link, mentre per quanto riguarda l'estero segnalo il sito di Comixology (ne parlano su Comicsblog.it).
Su Lo Spazio Bianco ecco un'intervista a Spiga e Acquaviva sul loro fumetto "Made in Italy - L'Infame" sbarcato sull'iPad.
Anche la  Tunué  è presente sull'App Store con una decina di titoli scelti tra le sue graphic novel (qui ad esempio "Intermezzi" di Davide Zamberlan), peccato che se si va sul loro sito non ve ne è menzione e non ci sono i link relativi nelle schede degli albi per il loro eventuale acquisto in digitale.
Anche sul sito dell'Aurea non viene segnalata l'esistenza di una app per scaricare alcuni loro albi in digitale ( John Doe soprattutto); quando si scarica l'app (gratis), si trova già nello scaffale da leggere l'abo "La morte l'universo e tutto quanto" di John Doe. Al contrario delle app per fumetto che ho visionato finora qui c'è ancora un evidente legame con il supporto cartaceo, per lo meno dal punto di vista sentimental-sensorio: ogni cambio pagina è accompagnato da un effetto grafico simil-realistico e da un effetto sonoro che ne imita il fruscio.
Insomma, noto un certo scarso interesse nel pubblicizzare i fumetti digitali; forse ancora più che per i libri sembra strano che un fumetto possa essere apprezzato anche senza spiegazzarlo in bagno o adorarlo in bustine mummificatrici.

Segnalo anche un mio precedente post sui fumetti digitali.

domenica 24 luglio 2011

Di podcast, classici, Mac e Lion

In questo periodo sto ascoltando in podcast la lettura di un classico dell'800, "Il conte di Montecristo", di Alexandre Dumas padre. Da qualche parte ho anche un'edizione cartacea di 800 pagine che non avrei mai avuto il tempo di affrontare, mentre con il podcast di "Ad alta voce" posso ascoltare Andrea Giordana che narra le vicende di Edmond Dantès - vicende di cui ho vaghi ricordi giovanili dovuti a uno sceneggiato anni 70, di quando la tv era solo in bianco e nero (la lontananza temporale ha trasformato l'Abate Farìa in un essere mitico...).
Ebbene, mi sto divertendo molto, "Il conte di Montecristo" è pieno di situazioni che poi diventeranno patrimonio comune di tanta letteratura, non solo: è scritto benissimo, non ci sono aggettivi in più o in meno, dialoghi efficaci (rapportati certo al modo di scrivere ottocentesco), personaggi indimenticabili.

Il disegno qui postato risale a metà anni ottanta, credo, quando mi interessavo molto alla letteratura ( o a un certo tipo di poesia) ma soprattutto ai personaggi o ai movimenti artistici che avevano provato a rivoluzionare le regole della società del proprio tempo. Tuttavia di Majakovskij non sapevo granché, solo stamattina ascoltando la trasmissione di Barbara Alberti su Radio24 ho saputo che amava tantissimo gli animali, fino a farne oggetto di discussione ordinaria nelle sue lettere.
Nella trasmissione di stamattina l'argomento era il confronto tra Majakovskij ed Esenin, raccontato con dovizia di aneddoti e citazioni. La puntata sarà riascoltabile in podcast tra qualche giorno, per chi fosse interessato: di Barbara Alberti ho un'opinione contrastante, non mi interessano per niente i suoi discorsi e libri che parlano d'amore (è proprio che non mi interessa l'argomento), per quanto scritti benissimo; invece quando racconta di scrittori mi diverte molto, come nel caso di stamattina.

Sempre a proposito di podcast per i maniaci del Mac e della Apple consiglio la trasmissione di EasyApple (io l'ho trovata su iTunes, dove sono disponibili molte puntate). I conduttori appaiono non sempre a proprio agio, e qualche volta per le mie conoscenze vanno troppo oltre, ma si trovano anche molti consigli utili, tra cui (nelle ultime puntate) la disamina del nuovo sistema operativo Lion, da poco disponibile per Mac (o virtualizzato su Windows, magari non subito ma certo in futuro).
Io per adesso devo valutare i pro e i contro di un eventuale upgrade a questo sistema operativo, in cui ci sono delle cose che mi interessano e cose che ancora però devo conoscere bene prima di decidermi (il prezzo è anche molto invitante, davvero basso).
Sto seguendo tutte le recensioni che trovo sui blog specializzati, specialmente i post di Saggiamente e SlideToMac; sul primo è possibile trovare un articolo che rimanda a un sito in cui c'è un elenco davvero vasto (e in via di aggiornamento) delle applicazioni che sono state testate per provare la loro compatibilità con Lion: scopro che Manga Studio EX sarebbe compatibile (per me la cosa più importante).

martedì 19 luglio 2011

"Densha Otoko": otaku, comicità e love story

"Densha Otoko" (The train man) è diverse cose, in Giappone: film, telefilm, manga, libri, persino una versione teatrale ma soprattutto una storia vera che  anni fa colpì molto i giapponesi (e da cui discendono tutte le cose precedentemente citate). Maggiori informazioni le trovate qui, su un sito che in particolare recensisce il telefilm del 2005 della Fuji TV, quello che ho visto io in 11 episodi + 1 speciale (gli ultimi 2 episodi devo ancora procurarmeli).
Se siete molto incuriositi dal Giappone, se amate un po' i manga, gli anime, il mondo che vi ruota attorno,  se sapete divertirvi anche dinanzi agli eccessi e alle cose a volte molto lontane dal nostro modo di vedere film e telefilm allora Densha Otoko può fare al caso vostro: sempre che sappiate come procuravi questi telefilm, in originale e sottotitolati da veri appassionati (esiste tutto un mondo di fans dei drama giapponesi - o dorama - che ignoravo totalmente, non è difficile trovare i loro forum in rete e informarsi).
Il protagonista di "Densha Otoko" è Yamada, un giovane appassionato di anime e videogiochi - un otaku fatto e finito - che un giorno incontra una bellissima ragazza  in metropolitana e se ne innamora istantaneamente; grazie al fatto che ha "salvato" la ragazza da un molestatore ubriaco Yamada ha il modo di restare in contatto con Saori  (che gli manderà un regalo di ringraziamento).
Essendo Yamada il tipico otaku che possiamo immaginarci - timido con le ragazze (anzi proprio a digiuno), impacciato, inesperto della vita in generale - chiederà consiglio agli anonimi frequentatori di un forum per single su internet; su questo rapporto virtuale farà perno tutta la serie, con la presenza anche di artifici grafici che esalteranno gli scambi in chat di Yamada con il gruppo dei fedeli forumisti che lo sosterranno durante l'arco di tutta la storia.
Le vicende di Yamada e di Saori saranno complicate dalla presenza di uno spasimante della ragazza, ma soprattutto dal terrore di Yamada che Saori venga a sapere che lui è un otaku: orrore!
Lo stile del telefilm è molto sopra le righe, caricaturale, ma ignoro se questo modo di produrre i telefilm (molto...manga-style!) sia abbastanza usato nei drama giapponesi.
Se riuscirete a superare i numerosissimi momenti di pianto o disperazione del protagonista allora sarete a posto, pronti per apprezzare le numerose gag della serie, e soprattutto i buffi personaggi del forum, ognuno caratterizzato in maniera molto originale: c'è il separato triste ma saggio, l'appassionato di treni, il culturista, la casalinga paciosa, quella picchiata dal marito, il militarista, il bel tenebroso che manda a Yamada sempre degli incoraggianti disegni "scritti" in ASCII, una coppia sposata (?) dove lui ha un volto che è qualcosa di spettacolare (qui ho inserito una galleria di foto di questi imperdibili personaggi).
Yamada ha anche un lavoro normale, normalissimo: lavora in un ufficio dove naturalmente non è molto considerato dai colleghi. Un personaggio abbastanza importante nella serie è una collega davvero manesca e prepotente ma anche abbastanza simpatica, alla fine; ogni sua entrata in atteggiamenti autoritari è sempre accompagnata da una musica, la famosa Darth Vader's Theme.
La sigla che ricorre in ogni episodio è questa, anime-style, realizzata appositamente per il telefilm (la protagonista è un personaggio amatissimo da Yamada che ha la sua statuina e che la tratta più o meno come un santino; e no, non so perché ha delle carote sulla chiappe...); la canzone è "Twilight" dei mitici E.L.O (per chi ha dai 40 anni in su).
Qui trovate un post che recensisce la serie, giusto per avere un altro parere, qui trovate anche qualche video e la copertina della versione manga della storia tradotta in italiano anni fa dalla Star Comics (che mi dicono sia introvabile); qui invece su Youtube la prima parte del primo episodio con sottotitoli in italiano - se cercate bene forse riuscite a trovare anche le altre parti!; infine qui un video dove ci sono gli attori principali ospiti di uno show giapponese che snocciola anche una serie di curiosità e di "dietro le quinte"- da notare dal 6° minuto in poi la scena in cui Atsushi Itō (l'attore che impersona Yamada) mutila accidentalmente la preziosa statuina di Mina dal reale valore di 400.000 yen!, la sua espressione è esilarante...
Io mi sono divertita molto, ma capisco che ad alcuni questo tipo di telefilm potrebbe far venire l'orticaria; per me è un altro modo (certo non l'unico!) di conoscere un po' di più quell'universo altro che è il Giappone, che mi affascina molto.

lunedì 18 luglio 2011

Facebook, Google+ e le iscrizioni senza consenso

Per adesso Google+ è ancora a inviti (pare che si apriranno le iscrizioni a fine luglio), ed è perciò presto per valutare la potenziale concorrenza di questo social network aspirante rivale di Facebook (e si parla anche di qualcosa di simile in arrivo da Microsoft).
Io vi sono iscritta credo da una settimana, per curiosità, e quello che vedo per adesso è ancora troppo poco - tra l'altro se dovesse prendere piede ed avere un suo appeal ci sarebbe il problema su dove scegliere di stare, posto che non avrei voglia di perdere tempo di saltare da un social network all'altro postando le stesse cose (o anche no, peggio).
Come si evince dalla foto la struttura più o meno è la stessa, e sicuramente col tempo in Google+ ci saranno quelle implementazioni che Facebook ha avuto il tempo di fare in anni di esperienza.
Le "cerchie" di Google+ (simili ai gruppi in cui possiamo suddividere i nostri amici) sono più chiare e gestibili (anche per selezionare le cose che vogliamo siano lette nello stream - cioè la bacheca facebookiana - da chi vogliamo noi). Il "videoritrovo" anticipa la collaborazione di Skype con Facebook (che non so se potrà essere multipla come in Google+).
I settaggi, specie quelli della privacy, in Google+ sembrano più semplici e chiari, ma non so se sia effetto della "gioventù" del sito. Tuttavia non sembrano esserci impostazioni decise una volte per tutte, come ad esempio quella di Facebook che ho scoperto oggi: mi sono ritrovata iscritta senza il mio consenso a un gruppo. Facoltà certo riservata agli "amici", ma vorrei conoscere qualcuno che ha "amici" su Facebook di cui sa abbastanza da fidarsi dei suoi gusti in tutti i campi, compresi quelli politici e ideologici.
Io tra gli "amici" ho tanti appassionati di fumetti che non ho idea se siano nazisti, omofobi, clericali, o che so io; se questi mi iscrivessero a forza in un gruppo di cui non condivido le idee e i propositi io lo verrei a sapere tramite una email, e poi dovrei comunque andare sulla pagina del gruppo per disiscrivermi.
Questo ammesso che io non abbia il computer rotto, non sia in vacanza o malata; altrimenti per giorni risulterei una sostenitrice di quel (possibile) abominevole gruppo.
Questa cosa a quanto pare succede da quasi un anno, abbastanza sottaciuta. Per me è una cosa molto più che fastidiosa, direi che potrebbe diventare la classica goccia che fa traboccare il vaso e che potrebbe farmi decidere di andarmene da Facebook. Ci sono già diverse cose che non vanno in quel posto, gestione della privacy in primis: perché bisogna sempre informarsi altrove per settare al meglio le varie opzioni? Perché di default in tutti i vari servizi deve essere tutto aperto, piuttosto che iniziare dal massimo della ristrettezza che poi noi, se vogliamo, andiamo ad "aprire"? Perché non esiste neanche un settaggio in cui io possa rifiutarmi a priori di essere iscritta a un gruppo (o dove perlomeno mi arrivi una mail in cui io possa accettare oppure no?).
Mi dispiacerebbe lasciare Facebook perché so che alcune persone a cui tengo le trovo solo là, ma se le cose non cambiano entro breve la mia scelta sarà di stare in Google+, posto che questi non diventi un altro Facebook...

venerdì 15 luglio 2011

Vi va di presentarvi?

Da pochi giorni questo blog ha raggiunto la quota di 80 iscritti - forse pochi per certi blog più curati e seri, pochissimi per quelli di fama nazionale, ma tanti per me che iniziai due anni fa senza avere idea di cosa avrei scritto di preciso e di quante persone avrebbero finito col seguirmi.
La maggior parte delle persone che vengono qui, saltuariamente o costantemente, non le conosco. Alcuni  sono fumettisti e colleghi, ma tanti di loro non li ho mai incontrati di persona.
So che molti di quelli che capitano qui sono interessati al fumetto (naturalmente, ma non solo), e alcuni magari solo superficialmente, e che qui preferiscono magari leggere di altro - come ad esempio certi miei post che parlano di gadgets tecnologici o programmi per il computer.
Non lo so di certo; però ogni tanto rifletto sul fatto che voi che passate di qui e leggete i miei post sapete abbastanza di me - be', non proprio, dato che cerco di non esporre qui la mia vita privata - ma insomma, sempre più di quello che io so di voi.
Alcuni di voi hanno un blog, e lì trovo qualche informazione (non sempre), di altri invece vengo a sapere qualcosina di più perché "chiacchieriamo" abbastanza qui sul blog; di molti invece non so nulla, cosa fate nella vita, perché venite qui, cosa vi piace di più (e di meno) del blog.
E' una mia curiosità non molto lecita, ma forse qualcuno potrebbe approfittare di questa mia domanda ("chi siete?") per presentarsi, qui, e dire due parole su se stesso, senza necessariamente entrare in particolari che non si desidera rivelare.
Avete un limite di 4.096 caratteri per ciascun commento (stabilito da Blogger), mentre per il tempo non c'è problema, liberi di aggiungere qualcosa in qualunque momento.

domenica 10 luglio 2011

Secondo video-tutorial sul colore in Manga Studio

Dopo il primo video-tutorial sul colore in Manga Studio mi sono accorta che non mi rimaneva molto da dire  - in pratica rimaneva fuori solo il metodo per ottenere i retini a colori; questo secondo video quindi è abbastanza breve.
Ho faticato al solito con il commento audio: ne ho buttati un paio per manifesto impappinamento, ma soprattutto ne ho dovuto buttare uno che andava bene ma che come sottofondo aveva ambulanze, moto rombanti e non so che altro (e questi rumori erano più forti della mia voce, uff!).
Ho usato iMovie per doppiare il video, ma ho avuto problemi con l'upload diretto su Youtube, mi veniva fuori un messaggio di errore secondo cui la linea internet si interrompeva (falso); ho insistito e alla terza volta è andata.
OT: per chi è interessato a Google+ ho qualche invito da distribuire - io vi sono entrata grazie a un ormai caro "amico di penna digitale". Non ho ancora capito a cosa serva, dato che palesemente è un doppione di Facebook (con in più una migliore gestione della privacy dei gruppi di "amici"). Boh, ci sono da due giorni ed è ancora presto per dare giudizi definitivi.

martedì 5 luglio 2011

Macedonia (o anche "Varie - 24")

Da una settimana ho finalmente iniziato una dieta "vera" - che per me vuol dire niente dolci e soprattutto niente cioccolata. Il pomeriggio per la merenda invece del tè con i biscotti o del gelato mi mangio una macedonia di frutta, ecco. Non so se sia un caso, la mia bilancia dice che sono dimagrita di 1 chilo (mah).
Questo post sembrerà un po' confuso, ormai da tempo non riesco a pensare a post tematici anche un po' lunghi (a parte quelli sul disegnare abbastanza recenti).

Richieste di amicizia su Facebook e Linkedin: è un discorso che ho già affrontato, ma davvero non so come comportarmi. Ultimamente mi arrivano diverse richieste di "amicizia" su Facebook, troppe, la maggior parte senza neanche scrivermi due righe.
Cerco di regolarmi così, non volendo proprio fare la "preziosa": vado a vedere il profilo di chi mi richiede l'amicizia, se capisco che è un appassionato di fumetti, o addirittura un disegnatore (anche amatoriale) allora l'accetto, altrimenti ciccia. Che poi mi dispiace, eh?, ma proprio non capisco cosa ne ricavino queste persone dalla mia "amicizia"; se sono interessate un minimo a ciò che faccio come lavoro possono venire sul blog (e sul blog in alto a destra è chiaramente scritto che vorrei avere due righe due di presentazione su FB) altrimenti perché avvicinarmi così superficialmente su Facebook?
Su LinkedIn ci sono arrivata tramite consiglio di un'amica, anche se mi sembrava un po' inutile, almeno per adesso:  se non ho capito male queste "reti di relazioni" che si realizzano servono per il lavoro, per mantenere, creare contatti, o anche per cercare lavoro nel nostro ambiente - per così dire.
A pensarci bene però nulla è più incerto del nostro futuro, forse un giorno LinkedIn potrebbe servirmi, no? Da un po' di tempo però ogni tanto mi arrivano richieste di contatto - in LinkedIn suonano come "tal dei tali dichiara che siete amici, vuoi entrare nella sua rete professionale?". Poi se dopo un tot di giorni non mi decido mi arriva un promemoria, e io non so mai cosa fare perché sono persone a me sconosciute, non lontanissime dal mio ambito professionale - forse, in prospettiva, non lo so: ci sono responsabili marketing di aziende di varia natura, qualche editor non di ambito fumettistico, una blogger, un giornalista. Che fare? E perché queste persone vogliono che una fumettista entri nella loro rete professionale? Può essere utile per loro?

Fumetti: io linko ancora una volta l'inesauribile Luigi Bicco, che questa volta fa una piccola panoramica dei web-comics che scova in rete - non le solite strisce umoristiche, non i soliti fumettini; da parte mia consiglio John Martz, sia i comics che le illustrazioni.
Adesso link ai blog di Sergio Giardo e Germano Bonazzi, bravissimi fumettisti (bonelliani) in cui potrete certamente trovare suggerimenti e retroscena del loro lavoro.
Di Marco Ficarra avevo parlato qui, adesso ne riparlo in occasione del suo nuovo blog dedicato alle font,  Paroledisegnate - molto interessante.

Animazione: sul sito di Masayume ecco i trailer del prossimo film d'animazione dello Studio Ghibli, una sicurezza!

Animali: pare che a Milano la linea 54 del bus sia frequentata anche da Cacao, un cane che si fa il suo bel giro e poi torna indietro a casa, dalla padrona.
Non è raro trovare cani che sanno utilizzare i mezzi pubblici: una mia amica mi ha fatto sapere che a Capri c'è Pippo, il cane che spesso prende il traghetto per Napoli e poi torna indietro. Io invece ricordo che quando abitavo alla periferia di Roma, sulla Cassia (parlo di un periodo che va circa dai 30 ai 20 anni fa) c'era un cane che saliva sul 201 (il "mio" autobus), scendeva diverse fermate più in là,  a fare non so cosa, e poi sapeva riprendere il bus che tornava indietro, dalla parte opposta; chi lo vedeva spesso diceva che non sbagliava mai fermate. Questo cane poi, a differenza di quello di Milano, non aveva rapporti di confidenza con il guidatore: entrava dalle porte posteriori, infatti.

Videogiochi: pare che per Mac a breve (spero, è già in ritardo) uscirà Dirt 2, l'evoluzione del bellissimo Colin MacRae, uno dei pochi giochi che mi abbia appassionato fino al punto di terminarlo (nelle sue varie evoluzioni, e per PC).
Non credo proprio che la grafica sul Mac sarà all'altezza di quella su console, forse neanche di quella per PC - non so; però giochi per Mac ce ne sono pochi, e questo lo prenderò comunque: è molto tempo che non mi metto alla guida di qualche macchina da rally :)

 Illustrazioni: da un po' seguo il blog di Disma Pestalozza, giornalista di Radio Popolare e amante dei fumetti (ogni tanto ne chiacchieriamo sul suo blog, anche qui talvolta).
Tempo fa Disma ha indetto un concorso in cui si doveva creare l'header (la testata) per il suo blog; diversi lettori hanno spedito le loro opere e Disma nell'imbarazzo della scelta ha optato per la "testata a rotazione" (basta fare il refresh per vederne una nuova).
Non so come è venuto fuori un invito di Disma per  realizzarne una anche io, e così ho fatto, seguendo la regola che mi sta sostenendo nelle mia mattinate sul blog de "I segni": disegnare la prima cosa che mi viene in mente. Il risultato potete vederlo qui (cliccare sul disegnino per ingrandirlo).

sabato 2 luglio 2011

Comprare anche fumetti a naso

Di solito i fumetti li compro nei negozi specializzati, raramente in libreria, quasi mai in edicola (lo facevo fino a una quindicina d'anni fa, prima di iniziare a frequentare le fumetterie).
Alcuni fumetti li compro sapendo più o meno cosa aspettarmi - o perché fanno parte di una serie che conosco, o perché amo l'autore; di altri ho sentito molto parlare, ho visto qualche tavola, più o meno so che possono interessarmi per qualche motivo (può essere la storia in sè, il modo di raccontarla, il disegno); infine ci sono i fumetti di cui ho ignorato l'esistenza fino al momento in cui li ho visti sullo scaffale di una fumetteria.
Questi ultimi li sfoglio sempre, anche se la copertina non mi attira; devo dire che quasi sempre a una brutta copertina corrisponde un fumetto non interessante (per me naturalmente), mentre non è sempre vero il contrario: spesso belle copertine nascondono un fumetto non all'altezza.
Comunque la regola è: sfogliare, sempre; spesso però mi dimentico di leggere almeno 3-4 pagine per coglierne la solidità narrativa, cosa che mi è costata diverse delusioni.
Al primo modo di scegliere i fumetti corrisponde il recente acquisto de "La signorina Else" di Manuele Fior, opera precedente al pluripremiato "Cinquemila km al secondo" di cui avevo parlato in questo post. Cercavo da tempo questo volume, che non trovavo, e quando l'ho visto settimana scorsa da Supergulp l'ho preso.
Al secondo tipo appartengono invece due fumetti molto diversi tra loro: "Barcazza" di Francesco Cattani e "Dr. Morgue", il bonellide edito da Star Comics. Di entrambi ho letto diverse cose in rete e la curiosità mi ha spinto all'acquisto.
Dei fumetti fin qui citati ho potuto leggere solo i due numeri fin qui usciti di "Dr. Morgue", scritto da Rita Porretto e Silvia Mericone, albi disegnati da Francesco Bonanno e Daniele Statella/Marco Fara: per chi ama il fumetto seriale popolare credo valga la pena seguire il percorso di queste due sceneggiatrici di cui sentiremo ancora parlare, credo.
Poi ci sono i fumetti che ho comprato così, a naso, perché sono stata attirata prima dalla copertina, e dopo dal disegno che ho ammirato sfogliando le tavole; è il caso di "Inès" di Loïc Dauvillier e Jérôme d'Aviau (a me sconosciuti) , e poi di "Skim" di Mariko Tamaki e Jillian Tamaki (cugine).
"Skim" l'ho appena letto e mi ha colpito molto (non solo per le splendide splash page di sapore orientale); la protagonista è una ragazzina qualsiasi (be', anche metà giapponese e un po' rotondetta) di uno dei soliti licei americani, ha un'amica del cuore, tiene un diario - e insomma solite tematiche adolescenziali, più o meno. Più o meno, perché con apparente semplicità questa storia racconta anche altro, ed è un altro che potrebbe interessare le nostre figlie, cugine, amiche (di un tempo, se non si ha più l'età); si parla di amicizia, del suo evolversi, della morte, di omosessualità, del sentirsi estranei ma anche simili agli altri.