Questo post nasce da un commento lasciatomi da Marco Ficarra qui, pochi giorni fa.
Marco è l’autore del fumetto “Stalag XB” (edito da Becco Giallo), che racconta la storia (breve, ahimè) di un parente che durante la seconda guerra mondiale, dopo l’8 settembre, finì in un campo di prigionia. La storia di questo ragazzo è simile a quella di migliaia di soldati italiani che dopo la fine dell’alleanza con i nazisti si rifiutarono di aderire alla nascente Repubblica Sociale Italiana e patirono molte sofferenze (tanti non ne uscirono vivi) in questi campi di internamento.
Il blog “8 settembre 1943” racconta un viaggio della memoria in alcuni dei luoghi dove furono internati questi “primi resistenti”, e soprattutto presenta testimonianze e documenti di alcuni IMI (Internati Militari Italiani) che per molto tempo - e probabilmente tuttora - furono trascurati se non dimenticati dallo stato italiano al loro rientro in patria.
Una delle sezioni di questo sito che più mi ha colpito è quella dove sono presentate un centinaio di fotografie scattate dal tenente Vittorio Vialli durante la sua prigionia (di nascosto e a rischio della vita). Le foto, corredate di didascalie (i figli raccontano come avvenne la ricostruzione storica di quegli avvenimenti) rappresentano di per se stesse una storia che non ha bisogno di sceneggiatura o di dialoghi: una storia che meriterebbe di essere conosciuta anche da coloro che ignorano cosa sia una guerra o cosa abbia implicato il fascismo.
domenica 2 maggio 2010
Una Storia poco ricordata
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Veramente toccanti le foto.. come dici tu, andrebbero viste da tutti coloro che non vogliono capire quali danni e sofferenze ha causato il fascismo nella vita di molti italiani. Anche mio nonno materno fu internato militare, fatto prigioniero nei Balcani e poi trasportato in Polonia, lavorò anche in una fabbrica. Rischiò di morire a causa degli stenti e della fame. Fu salvato da un collega militare medico di Milano. Quando tornò a casa molti mesi dopo la fine della guerra, mia madre, nata quando lui era già partito, lo vide per la prima volta all'età di 4 anni e all'inizio ebbe paura di lui. Mio nonno morì nel 1975, 30 anni dopo la fine della guerra. Ma mia nonna disse sempre che la causa fu uno strascico delle sofferenze patite durante la prigionia. Lo ricordo sempre. Grazie per la bella segnalazione.
RispondiEliminaE grazie a te per aver raccontato di tuo nonno - mi domando quanti di questi racconti tra 20 o 30 anni saranno dimenticati o falsati da chi, già oggi, sta cercando di privare le generazioni future della memoria storica...
RispondiEliminaFinché persone come Marco Ficarra sapranno trasmettere ai giovani queste memorie in modo così partecipato ed anche originale.
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