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Attenzione: NON faccio scambio link e banner - grazie! Vendo tavole originali dei miei lavori bonelliani e realizzo disegni su commissione (per info p.mandanici@gmail.com)



sabato 8 agosto 2009

Come nasce una mia tavola: dalla A alla Z

Dal 1995 lavoro per la casa editrice Sergio Bonelli Editore e credo di aver disegnato diverse centinaia di tavole.
Tutti gli originali di queste tavole non superano il formato A3, che è grande circa 30 cm per 42, ma la gabbia che utilizzo per disegnare è più piccola: 25,5 cm per 36 cm (la gabbia dei miei primi "Legs Weaver" era leggermente più grande).
Ho sempre usato dei semplici fogli Fabriano da 220 g/m, quelli dei blocchi da 33 cm per 48, che provvedo ad accorciare (non l'ho fatto nei primi anni purtoppo). Per diversi anni ho usato i fogli ruvidi, poi sono passata al liscio.
La realizzazione di una tavola parte dalla lettura attenta della sceneggiatura: se è possibile avere in lettura tutta la sequenza di una scena è un bene (non è detto che succeda sempre) perchè si può già immaginare la struttura delle varie tavole (cioè la suddivisione in vignette) e renderle più equilibrate. Personalmente cerco sempre di cambiare un minimo la struttura classica della tavola "bonelliana" per cercare di variare un po' lo schema, se possibile.

Una volta gli sceneggiatori mandavano le tavole via fax, poi con l'avvento del computer nelle case dei fumettisti gli invii adesso avvengono via e-mail. Lo sceneggiatore attento cerca anche di aiutare il disegnatore fornendogli esempi visivi a cui ispirarsi o link da visitare, anche semplicemente per documentarsi (esempio: uniformi, città, veicoli, ecc.). Con Stefano Vietti il lavoro è grandemente facilitato.


Da qualche tempo durante la lettura della pagina di sceneggiatura mi appunto con uno schizzo il layout della tavola - una semplice e schematica suddivisione delle vignette che tiene conto delle tavole seguenti o precedenti.
Ancora più recentemente ho preso l'abitudine di fare all'interno del layout dei minuscoli bozzettini con la disposizione dei personaggi (la tavola che qui prendo a esempio non ha ancora il layout più definito).




La fase successiva è quella di abbozzare la tavola in scala reale (come detto all'interno di una gabbia 25,5 per 36) su dei fogliacci economici che trovo al discount sotto casa. Questi abbozzi sono molto generici e veloci, mi servono soprattutto per la disposizione delle masse, e per poterle eventualmente spostare velocemente al momento della copiatura sulla tavola che diverrà l'originale: questa fase la realizzo con l'uso di una tavoletta luminosa che mi sono portata da Roma e che deve avere quasi vent'anni.

Quindi l'abbozzo su fogliaccio viene ricalcato sul Fabriano con matita 2B, in maniera da poter facilmente cancellare con gomma pane il di più, e rifinire con micromina 0,3 B la mia matita che diventerà quella definitiva.



A questo punto inizia l'inchiostratura, anche se per metà lavoro di inchiostro vero e proprio non ce n'è, dato l'ampio uso di pennarelli graduati Staedtler (o in alternativa i Pigma Micron) che adopero specialmente là dove il segno deve essere più sottile; il resto è ripassato con il pennello ricaricabile con cartucce d'inchiostro della Pentel Brush Pen GFKP che adesso si può trovare anche in Italia (a Milano io lo compro in una coloreria di via Cesare Correnti) ma anni fa lo scoprii ed acquistai in Francia.
Finito il ripassochina/pennarelli passavo alla sgommatura delle tavole, pronte per essere consegnate alla letterista. Scrivo "passavo" perchè da due anni e mezzo (cioè da quando disegno "La squadra fantasma" per "Universo Alfa") nel mio lavoro è comparso l'uso del retino - scelta presa insieme allo sceneggiatore (Stefano Vietti) e il redattore capo, cioè Antonio Serra.


Per la retinatura già da un po' si usa il computer, e non più i vecchi fogli adesivi che andavano ritagliati (devo averne ancora da qualche parte, rimasugli di almeno vent'anni fa).

Quindi scansiono la tavola a 600 dpi in toni di grigio (ho uno scanner/stampante in A4, quindi devo fare due scansioni di mezza tavola) e poi con Photoshop ricompongo la tavola nella sua unità facendo qualche piccola correzione e riempiendo qualche parte in nero.
Nel mio primo "Squadra fantasma" ("Minaccia androide") ho usato Photoshop anche per la retinatura, seguendo un procedimento che consiste nella "colorazione" in scala di grigio delle parti che saranno trasformate in retino dopo la copiatura del livello e la trasformazione in bitmap.
Da quest'anno invece, per la seconda storia (quella da poco finita che uscirà a novembre), per la retinatura ho usato un programma che si chiama "Manga Studio EX 4.0" (ultima versione che permette anche l'uso del colore). Qui i retini sono stesi direttamente con il pennello (o il secchiello) e quindi il risultato è direttamente visibile. La scelta tra i diversi tipi di retino è vastissima, come da tradizione manga (e ci sono tantissimi effetti e decorazioni, oltre a ballon di ogni tipo).
Dato che non disegno manga ma fumetti di tutt'altro genere non sfrutto che in minima parte la potenza e le possibilità di questo programma, veramente duttile e completo.
Il programma in questione permette il salvataggio in formato PSD (quello di Photoshop) e la permanenza dei vari livelli che ogni tipo di retino forma automaticamente.
Finita la retinatura apro un'ultima volta la tavola con Photoshop per gli ultimi ritocchi; poi salvo la tavola in un'unico livello e la invio alla chiavetta USB o la masterizzo in un cd/dvd: sarà così consegnata in redazione, stampata, e mandata infine alla letterista.





Immagini: copyright © Sergio Bonelli Editore

34 commenti:

  1. Mooolto chiaro e completo. Davvero brava, non solo come disegnatrice ma anche a raccontare, o meglio spiegare.
    Naturalmente avrei un paio di domande impertinenti, rispondi solo se vuoi:
    - perché non "disegni" le scritte?
    - quanto tempo ci vuole a finire una tavola come quella che hai visualizzato?
    - fai sempre tutto da sola? ad es. su Topolino (ok sto parlando di un'altra cosa) si legge spesso che matite e chine sono di persone diverse, e anche Michelangelo e Leonardo avevano parecchi aiutanti!
    - le copertine, i colori...
    Ma mi sto accorgendo che sono uscito fuori dal seminato, magari un altro post o un "vai a quel paese!".
    E pensare che solo qualche ora fa stavi litigando con Blogger che non accettava i tuoi uploads!

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  2. Interessantissimo. Ficcare il naso dietro le quinte è sempre stata una mia passione, e tu me la servi su un piatto d'argento. Soltanto che in realtà hai scatenato mille domande. E come fai a... E con Photoshop come... E perché non fai...
    Vabbè, mi autocensuro.

    In_mezzo_alla_segale

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  3. juhan@ : le domande non mi sembrano impertinenti, perchè?
    Immagino che le "scritte" siano il testo all'interno dei baloon: be', solitamente nei fumetti seriali questo copmpito è eseguito da una persona specializzata che si chiama letterista - fa risparmiare tempo al disegnatore, e sopratutto ha una capacità di "bella scrittura" che raramente hanno i disegnatori (certamente non gli autori che i baloon se li scrivono da sè, come Leo Ortolani ad esempio). Scrivere i testi non è facile come sembra, tutt'altro.
    Certe tavole sono più complesse e altre meno: mediamente io impiego due giorni per realizzare una tavola, altri disegnatori sono più veloci, altri più lenti.
    La scelta di inchiostrare le proprie tavole dipende da scelte editoriali, dall'organizzazione della casa editrice. Un disegnatore impiegherà la metà del tempo a terminare una storia se si occupa solo delle matite. Comunque anche nella casa editrice Bonelli ci sono diversi esempi di "coppie" matitista/inchiostratore. In un caso ho realizzato solo le matite di una storia (finita su un Almanacco della Fantascienza), in un altro credo di aver io inchiostrato quelche decina di tavole di una storia di Gregory Hunter, diversi anni fa.
    Le copertine sono affidate a un solo disegnatore, che di solito le colora anche (ma non è detto).

    in_mezzo_alla_segale: be', rispondere a una domanda in più o in meno non mi costa tanto, perchè dovresti censurarti? Sulle domande tecniche non c'è problema...

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  4. Uauhh! Dimmi che disegni Tex! Io ci sono cresciuto a pane e Tex.
    (Un giovane vecchio)

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  5. Anch'io sono cresciuta leggendo Tex, ma poi con l'età i miei riferimenti stlistici - per così dire - mi hanno portato a un tipo di disegno poco classico e poco realistico.
    In Bonelli ho iniziato disegnando Legs Weaver, che permetteva uno stile più grafico adatto alle mie corde, e poi dopo una parentesi con Gregory Hunter sono finita su Nathan Never - e ho fatto molta fatica ad adeguarmi a uno stile più realistico.
    Non disegno Tex e dubito che potrei mai disegnarlo - troppo diverso lo stile del disegno...

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  6. Non ti è mai venuta la fantasia di realizzare un tuo fumetto ?
    (Immagino che anche se fosse fattibile deve essere un'impresa titanica!!!)

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  7. Tutti i disegnatori hanno avuto molteplici fantasie di fumetti propri da realizzare!, io inclusa...
    Mi è capitato in passato di realizzare brevi storielle (qualcuna mi è stata pubblicata qui e là) ma non ne ho mai realizzate di lunghe poichè:1) non ho il tempo, 2) sarebbero storie mediocri per i lettori (io potrei anche divertirmi, ma non so se un editore mi pubblicherebbe).

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  8. Ciao carissima, come stai? Grazie per i tuoi post che leggo quasi sempre.....mi piace molto il tuo stile nei retini!Brava, ma che te lo dico a fare? ;-)
    ps sempre dipsonibili a farti disegnare per noi....!

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  9. Grazie caro Passenger!, io sto bene, un po' sudaticcia, sono presissima dalla nuova storia, sto inchiostrando a computer e per adesso è tutto nuovo e impegnativo - ma lo so che The Passenger è sempre molto accogliente!, purtroppo per adesso non se ne parla...

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  10. Ma se il Bonelli legge il tuo blog e scopre queste trattavive, o è tutta una finta per aumentare il tuo ruolo?
    Ma no scherzo, buon lavoro, finisci in fretta che quando viene pubblicato lo voglio.

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  11. I disegnatori che lavorano per Bonelli mica sono incatenati a questa casa editrice!, molti di loro hanno realizzato fumetti per altre case editrici, o illustrazioni - niente però che sia paragonabile come genere e come impegno al lavoro per la Bonelli.
    Per The Passenger ho già realizzato un'illustrazione, e non potrei fare niente più di così...ma anche se realizzassi una mia storia non credo che a Bonelli gliene importi molto, purchè non vada a scapito del tempo e della qualità del mio lavoro per la casa editrice Bonelli.

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  12. Questa volta ti ho fatta arrabbiare, ma era solo uno scherzo ;-) e l'avevo anche detto.
    Una domanda seria: I volumi della Bonelli sono venduti nelle librerie "normali" o bisogna andarseli cercare da qualche "parte particolare", e se si dove?
    Ancora amici? Buon lavoro! :-)

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  13. Per te sarà uno scherzo, per altri no, ed è per questi altri che preciso certe cose.
    E' un po' strano che tu non sappia dove trovare gli albi Bonelli: in tutte le edicole e fumetterie d'Italia (non nelle librerie).

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  14. Grazie Sirio, ho scritto questo post pensando alle tante persone che non hanno idea di cosa significhi (nelle procedure soprattutto) disegnare un fumetto.
    Da giovane ammiravo tanto dei disegnatori dei quali ignoravo del tutto il modo di lavorare, ed è dovuto passare tanto tempo prima che potessi scoprire i loro "segreti".

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  15. I retini... Che nostalgia! Ne usavo a palate e di tutti i tipi quando ero un ragazzino (non c'erano personal computer, ovviamente, nei primi anni settanta, per fare queste cose) e ne appresi l'uso dagli americani che li usavano a chili. L'unico problema era il costo... Usavo sia quelli da ritagliare, sia quelli da trasferire a pressione. Letraset in particolare, ma non solo. Ammazza quanto sono vecchio!

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  16. I retini si usavano anche nei disegni architettonici. Adesso mi faccio odiare da parecchi: era un modo per salvare la tavola in fretta quando non si sapeva disegnare.
    Poi quando si è iniziato a usare il CAD (disegno al computer) applicare un retino era facilissimo e alè! Il problema era "plottare" la tavola con il plotter a penna: tempi lunghi, troppe passate sullo stesso punto mandavano il pappa il lucido.
    OK, sono uscito fuori tema, perdono ma magari qualche architetto/geometra/ingegnere legge il blog e si ritrova.

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  17. @Gianfranco
    Non mi parlare di quanto sei vecchio, su, si dice "esperienza"...

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  18. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  19. Ciao e complimenti per il tuo lavoro, da assiduo lettore di NN lo apprezzo :D
    Squadra fantasma mi é piaciuto, e spero che anche il prox sia se non allo stesso livello, anche migliora del precedente :D

    Ti faccio i complimenti per un dettaglio che ho notato, sull'autobus, dietro alle protagoniste, c'è un signore con una sorta di innesto sulla testa: da tempo sul forum di nathan never parliamo di come gli elementi fantascientifici, un tempo presenti in NN, a livello di disegno, non di storia, siano un pò scomparsi.
    Da parte tua come lo vedi questo problema? Come ti poni davanti agli aspetti cyperpunk/tecnologici/mecha design? Quali spunti/fonti hai?

    Ciao e grazie :D

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  20. Ciao Marte, spero che il prossimo Squadra Fantasma ti piaccia abbastanza per indurti a comprare anche il terzo volume che ho iniziato adesso, perchè a proposito di elementi fantascientifici sarà più accurato, promesso.
    La questione del design delle nostre storie è complesso, perchè a volte il disegnatore non ha bisogno di input e stimoli dallo sceneggiatore, magari con immagini e descrizioni accurate, mentre altre volte sì, ma chiaramente lo sceneggiatore non può scrivere in ogni vignetta "ricordati di mettere questo o quello, ricordati che non siamo nel XXI secolo", ecc.
    E il disegnatore a volte si fa prendere dai problemi tecnici della tavola, dal risolvere l'inquadratura, e si dimentica di caratterizzare bene l'ambiente - che poi, nonostante i noti spunti cinematografici (Blade Runner, ecc.) alla fine ognuno DEVE interpretare tutta questa iconografia a modo proprio.
    La mancanza di tempo e la complessità di coordinare tanti disegnatori e sceneggiatori non sempre permette una omogeneità perlomeno del livello di "fantascientificità" delle storie, se mi permetti l'orrido termine.
    De Angelis e Olivares disegnano fantascienza e tecnologia come respirassero, altri no (e io sono tra quelli, nonostante il mio grande amore per il cinema di fantascienza, oltre che il fumetto), fanno fatica, devono pensarci su.
    Ecco, a volte la fatica, la fretta, la distrazione fanno disegnare ambienti un pochino "vecchia maniera". Io cerco di contrastare queste mancanze, a volte ci riesco, a volte no.

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  21. grazie della risposta al volo :D

    Quindi non ti senti "capace" di realizzare, per dire, un albo come ha fatto Olivares con Heliopolis che trasuda ovunque tecnologia?
    O ti manca forse una vera e propria sfida da parte dello sceneggiatore?

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  22. La prima che hai scritto!
    Non sono sinceramente in grado di arrivare al grado di immaginazione e talento di Olivares per la tecnologia - posso solo sforzarmi di guardare ed assimilare di più, col tempo.
    Vietti è uno sceneggiatore che più di altri procura materiale, immagini, input per documentarsi con video, videogiochi, illustrazioni, ecc.
    Il resto deve farlo il disegnatore!

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  23. Ciao Patrizia,
    scopro il tuo blog attraverso il link sul nathan never forumfree.
    Passo subito ai complimenti, perché apprezzo molto il tuo "tratto" e perché il tuo ultimo Universo Alfa l'ho trovato di ottimo livello, con Vietti avete realizzato una graphic novel al pari di altre, e non lo dico per piaggeria, ma le atmosfere, le ambientazioni, erano ben amalgamate con la sceneggiatura.
    Ancora complimenti, e grazie perché è la quarta volta che me lo rileggo, e non è poco da uno che legge fumetti da 30 anni.
    Quando torni sulle serie legate a Nathan?

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  24. klausdann ti ringrazio molto per i complimenti - accidenti, sei davvero un appassionato, neanche io rileggerei così tante volte un fumetto!
    Per rispondere alla tua domanda: chi lo sa! L'ultimo Squadra fantasma è andato abbastanza bene e ci sono delle probabilità che venga messa in cantiere una prossima trilogia (l'albo che sto disegnando verrebbe a chiudere la prima trilogia - albo che uscirà l'anno prossimo). Se fosse così non tornerei su Nathan per diversi anni, un po' mi dispiace, un po' no - nel senso che comunque lavoro sempre all'interno del mondo di Nathan Never, oltretutto essendo le storie scritte da chi (su quest'ultima testata) sta tessendo le trame principali .

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  25. Un gigante di NN l'ho latto 3 volte e The wall l'ho visto 5 volte, uno nessuno centomila letto almeno 4.. Maus di Spiegelmann 3 volte, Jesus christ superstar visto...non me lo ricordo più!
    Hai presente quando sei assorbito dalla trama, dalla musica, dai disegni? Tutto qui. Ma questo è il tuo blog, parliamo di te!
    Quindi, chiudi tu la prima trilo di la squadra fantasma: bene! Sono contento, so che leggerò un albo di qualità. Ho due domande: Come tu hai scritto da qualche parte, non ti piace molto disegnare ambientazioni che fanno troppo -ultrafuturo-, ti chiedo se l'ambientazione di Univ Alfa ti fa sentire a tuo agio, o se in generale preferisci lavorare con altri tipi di personaggi. Hai scritto anche che lavorare con Vietti rende le cose sotto certi aspetti più semplici (più o meno il senso era questo); Le coppie di lavoro di un albo (sceneggiatore-disegnatore) chi le decide? Bonelli? Gli sceneggiatori? Insomma come funziona? Ti auguro buon lavoro, intanto.

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  26. Grazie ancora per gli auguri - credo che questa terza storia de "La squadra fantasma" sia la migliore delle tre, almeno per quanto riguarda i disegni.
    Sì, mi sembra di aver affermato che mi trovo un pochino in difficoltà nel ritrarre la tecnologia ultra-futuristica, ma nel complesso io amo le ambientazioni fantascientifiche (è il mio genere preferito, almeno nel campo fumetti e film) e in Universo Alfa meno che in Nathan mi capita di affrontare questo tipo di "problemi" (superabili comunque, basta che riesca ad avere un po' di tempo per applicarmi meglio).
    Le accoppiate disegnatore/sceneggiatore vengono fuori un po' per contingenze ineludibili un po' per scelta - dipende. Se uno sceneggiatore inizia una storia ha bisogno di darla a un disegnatore che in quel momento (o giù di lì) sia libero da impegni; il che vuol dire che spesso non può scegliere chi aveva in mente. Certe volte si ha una scelta limitata a uno, due, tre disegnatori, alcune volte si ha la possibilità di mettere da parte una sceneggiatura se si pensa che sia particolarmente adatta a un determinato disegnatore, ma ciò è raro se le scadenze e le urgenze delle uscite non lo permettono.
    In Universo Alfa comunque la scelta originale è che ogni serie all'interno sia legata a un disegnatore, l'uscita semestrale e la rotazione delle serie lo permette. Non so dirti però quanti di questi disegnatori siano stati appositamente scelti.

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  27. Ciao, ho letto questa interessante spiegazione che hai proposto su come realizzare una tavola e la trovo molto stimolante. Io sono un fumettista in erba, mi sto dilettando con il disegno realistico e cerco di carpire molti segreti dai professionisti, in quanto sono un auto-didatta nell'apprendimento. Volevo solo farti una domanda: se un ragazzo volesse presentarsi alla Bonelli, magari mostrando un portfolio, qual è il modo più esatto per farlo, chi dovrebbe contattare? E sarebbe meglio farlo di persona o tramite una e-mail? Ho provato a raggiungere gli stand Bonelli alle fiere, ma a quanto pare tutti erano troppo occupati ad autografare i propri disegni fotocopiati più che dare retta agli sconosciuti che porgono un lavoro da visionare. Spero che almeno con te, che ti dimostri così disponibile alla comunicazione, potrò ricevere qualche informazione più costruttiva. Grazie, a presto!

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  28. Caro anonimo, in effetti agli stand Bonelli delle fiere non ci sono persone addette a dare consigli agli aspiranti disegnatori - e non tutti i disegnatori hanno una vocazione "didattica" (io ad esempio potrei sì guardare dei portfolio ma solo a titolo personale, e non sono neanche brava a dare consigli che poi possano dare dei certi risultati pratici); lavoriamo come disegnatori e come liberi professionisti, non siamo assunti dalla Bonelli come consulenti!
    Quello che voglio dire è che se si è davvero alle prime armi bisogna iniziare da scuole apposite se si vogliono consigli mirati; se invece si ritiene di aver raggiunto un livello professionale sufficiente, per contattare la Bonelli c'è il centralino (numero che compare sugli albi) chiedendo un appuntamento con il caporedattore di una particolare testata: per quel che so io non c'è in redazione un incaricato di vagliare tutti i portfolio degli aspiranti disegnatori.
    Io ad esempio tanti anni fa ho contattato la redazione chiedendo un appuntamento con Serra (sapevo che si cercavano disegnatori e soprattutto disegnatrici per Legs Weaver); dopodiché il giorno stabilito andai nel suo ufficio portando con me il portfolio. Serra mi ritenne all'altezza per poter fare delle prove di disegno (mi sembra che disegnai tre tavole di prova).
    Un altro metodo per fare vedere i propri lavori è farne delle fotocopie e spedirle per posta (non credo esista un indirizzo mail ufficiale per questo); io so che per quanto possono cercano di rispondere a tutti, ma dipende anche dal periodo, se è affollato di buste piene di disegni da visionare oppure no - può passare anche molto tempo per una risposta, dipende...
    Bisogna tener conto che ci sono tantissimi disegnatori che ovviamente cercano di far vedere i propri lavori alla Bonelli; bisogna aver pazienza perchè i capiredattori sono generalmente molto indaffarati col proprio lavoro.
    Consiglio anche di non portare portfolio con disegni molto vecchi (superati tecnicamente da disegni più recenti) e che siano di stile lontano dal realistico, che è quello standard in Bonelli; bastano pochi lavori, i migliori, e i più vicini al tipo di cose che pubblica la casa editrice.
    Se non si riescono a prendere appuntamenti causa non disponibilità momentanea (magari appunto per il tanto lavoro o perchè non si cercano in quel momento disegnatori/sceneggiatori)il consiglio è di riprovare magari dopo un paio di mesi.

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  29. Ciao. Caspita, grazie per la celerità nella risposta! Ad essere sincero non speravo nemmeno di riceverla una risposta, invece sei stata velocissima! Tra l'altro avevo lasciato acceso il computer e distrattamente era rimasta aperta la pagina del tuo blog (si chiama così, no?), quindi tornando ho notato per caso che mi avevi scritto! Anche se il mio nome non è anonimo, bensì Christian, sai, ho appena chiamato proprio la redazione della Bonelli, dove un ragazzo molto gentile mi ha spiegato in dettaglio cosa devo fare per presentare dei lavori. Vorrei mandare alcune tavole che sto preparando con riferimento a Dylan Dog, ma prima di mostrarle "ufficialmente" a loro, mi chiedevo se non fosse possibile abusare della tua pazienza ancora e, tramite un'e-mail anche solo nominale (magari non la tua privata), farti vedere cos'ho combinato e ricevere qualche dritta!
    Spero di non esserti troppo di disturbo! A presto di nuovo!

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  30. Christian perché solo tramite email? buttale su web e dacci un link, così ricevi più pareri!

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  31. Hai pienamente ragione e io pienamente torto! E' che sono all'antica, e ste robe del web non le digerisco! Mi creo un blog, ci butto qualche roba, te lo passo e poi ci sentiamo là!

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  32. Allora ciao Christian!, l'idea di Marte di aprire un blog è ottima - ormai tantissimi disegnatori, aspiranti o professionisti ce l'hanno, è veramente facile aprirne uno.
    Per quanto riguarda dare un'occhiata ai tuoi lavori, certo, puoi mandarmeli all'e-mail che ho indicato a capo del blog, ma la riscrivo qui: pmandanici@gmail.com
    Un altro consiglio è quello di mandare pochi selezionati disegni all'indirizzo mail della rivista Scuola di Fumetto - conosci? - loro ospitano anche autori esordienti e danno pareri molto illuminanti agli aspiranti disegnatori; anche lì bisogna però aver pazienza per la risposta.

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Attraverso i commenti io vengo a sapere solo il nome che è stato indicato dal commentatore, nient’altro. Se qualcuno vuole che io tolga i propri commenti può scrivere a p.mandanici@gmail.com e provvederò alla loro eliminazione.