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domenica 15 maggio 2011

Milano-Roma, andata e ritorno (1)


Ho vissuto per 18 anni a Roma (non essendovi nata), e da 19 anni vivo a Milano. Torno a trovare i miei genitori e i miei migliori amici due o tre volte all'anno, e molto spesso compio questo viaggio di andata e ritorno in auto, sia perché capita che ci sia qualcuno con me (amici o cane), sia perché negli ultimi anni ho constatato che il viaggio in auto tra benzina e autostrada praticamente ha lo stesso costo di un biglietto del treno (anche da sola), alla faccia degli incentivi a non usare la macchina; inoltre i miei genitori non abitano proprio a Roma, bensì sul lago di Bracciano: alla fin fine neanche il fattore tempo è proprio dalla parte del treno, dato che io in auto esco a Magliano Sabina e a Roma proprio non ci arrivo (mentre col treno devo poi sopportare l'aggiunta di metro e trenino da Termini verso Anguillara).
 Il mio record è di 6 ore (da casa a casa), ma generalmente per me ce ne vogliono 7 (due o tre fermate incluse); col treno, da casa a casa: mezz’ora di metro milanese, adesso 3h e 30 (o 3) col Freccia Rossa, più un’ora e un quarto (minimo) di metro+trenino per Anguillara, totale quasi 6 ore (non contando ritardi di treno).
Con l’auto però posso portare più bagagli e pacchi di libri e fumetti per gli amici.

Ho iniziato questi viaggi di 1300 km (tra andata e ritorno) quando avevo una vecchia Fiat Uno senza aria condizionata, poco comoda ma solida come una roccia (almeno finché non è stata venduta a un uomo che nel giro di poco l’ha distrutta a furia di incidenti ripetuti).
Dopo la Uno c’è stata la Lancia Y10 (un fallimento, piena di problemi “strutturali”, durata poco), e infine la mia prima auto nuova, una Twingo con aria condizionata per non far soffrire troppo il cane (e in previsione dell’età avanzante della sottoscritta).
Non ho mai avuto paura a viaggiare da sola, ho sempre preso precauzioni e la mia guida è molto attenta: lo so che devo morire prima o poi, ma non mi piacerebbe che avvenisse in strada. “Guida attenta” significa soprattutto stare attenta agli altri, ai pazzi che attentano alla tua vita con manovre assurde o non rispettando la distanza di sicurezza. Con mia sorpresa nel corso degli ultimi anni ho notato un miglioramento dello stile di guida degli italiani, ho l’impressione che siano leggermente più disciplinati (anche quelli che superano i 130 pare abbiano un po’ smesso di lampeggiare arrivandoti a tutta velocità sul “culo”- atteggiamento una volta molto più diffuso).
 Per mia fortuna non ho mai assistito a incidenti, né ho avuto mai problemi di fila o di traffico (tranne un paio di volte); cerco sempre di partire i fine settimana in cui non circolano i camion, ed evito i periodi di feste, ponti ed esodi.
Ormai conosco a memoria la A1 da Milano a Roma, quasi ogni curva direi; ho assistito negli anni a un tardivo ma necessario miglioramento della rete autostradale (fino a pochi anni fa il pezzo Barberino-Sasso Marconi era terribile, molto pericoloso), ma ancora ci sono da migliorare diverse cose (la cartellonistica, le aree di sosta attrezzate in cui i parcheggi solo adesso iniziano ad avere una “copertura” - d’estate sembra di essere nel deserto, ombra manco a pagarla).

 L'ultimo viaggio l'ho patito un po', mi sentivo un po' in ansia e stanca in partenza. Inoltre anche quando sono ben disposta all'idea del lungo viaggio automaticamente mi passano davanti agli occhi i vari modi in cui potrei accartocciarmi in qualche incidente; così, tanto per esercitare la mia fervida immaginazione.
 L'andata da Milano a Roma è andata però molto bene, grazie anche alla sosta di metà strada a Pisa, ospite di due amici conosciuti tramite il mio blog (insomma, sono miei fans, ma io a mia volta sono fan del musicista di famiglia) – non so ancora come ringraziarli per la loro gentilezza e simpatia.
Milou è stata bravissima - altre volte l'essere legata al sedile posteriore non le era piaciuto molto; solo durante la sosta mostrava una certa riluttanza a risalire in auto (comprensibile). Invece il viaggio di ritorno è stato più faticoso, oltre 6 ore e mezzo di strada con due soste, abbastanza tranquillo ma noioso.
Di solito ascolto la radio (ho i comandi sul volante per fortuna, e faccio un po' di zapping), ma sull'Appennino ci sono molte gallerie e l'unica è sentire dei cd o Isoradio. Quest'ultima una volta alternava canzoni italiane e straniere, spesso anche carine, ma adesso si sente praticamente solo pop o melodica italiana che detesto (a parte ogni tanto qualche cantautore storico). 
Ho avuto un po' di crisi superata grazie al cd di “Confessions on a Dance Floor”: di solito non ascolto musica dance contemporanea, ma questo furbissimo album è un pastiche della disco anni settanta (c'è un po' tutto quello che ascoltavo al volo da ragazzina – Abba, Donna Summer, Bee Gees, ecc.), e devo dire che è servito allo scopo di tenermi su. Quando poi inizio a sentire Radio Popolare capisco che sono vicino a casa...

Ah, per la cronaca queste sono le mie “vacanze” tra un fumetto e l'altro; e no, non mi riposo mai veramente, posto che mi fa piacere vedere i miei genitori e amici.
Pazienza, se fossi più veloce nel lavoro riuscirei a ritagliarmi più tempo per fare altro!

5 commenti:

  1. Ciao Pat! Uhm... ho qualche perplessità sul miglioramento della disciplina automobilistica degli italiani: ormai vedo quasi un incidente al giorno, di cui molti con pedoni coinvolti. Però magari sono io che sto diventanto sempre più insofferente.

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  2. Sì, forse dovevo specificare che vedo il miglioramento sulle autostrade, non certo sulle strade urbane, dove l'inciviltà più o meno è sempre la stessa...

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  3. Ciao Pat,
    oggi ho preso "La squadra fantasma" in metrò mi sono divorato 30 pagine e ho pensato 30 pagine sono 60 giorni di lavoro considerando 2 giorni a tavola, le ho lette in poco meno di 30 minuti. Che mestiere ingrato.

    Complimenti per il lavoro che hai fatto,
    Andrea.

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  4. Ciao Andrea...Eh, meglio non pensare alla differenza tra tempo di lavoro e tempo di lettura! Lo stesso vale per i libri, o per i film...

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  5. Guidare è già pesante, per il sottoscritto.
    Guidare a Roma, poi, un atto di masochismo.
    E dire che conosco gente che mi dice "a me piace guidare", col sorriso e come se mi dicesse: "mi piace nuotare/fare snowboard/il cinema di Von Trier".
    Cosa c'è di figo nell'avere l'attenzione costantemente dirottata a tenere in strada un'automobile facendo attenzione alle follie e alle distrazioni altrui?
    A schiacciare pedali e a girare un aggeggio rotondo?
    Io cerco di attenuare il disagio mettendo la musica al massimo volume possibile, leggendo l'iPad o un libro o un fumetto ad ogni sosta.
    Va un po' meglio da passeggero: almeno, posso pensare ai fatti miei e rispondere a un sms.
    E, da pubblicitario, non posso non guardare con sgomento ai tanti spot che mostrano l'auto che vogliono vendervi sfrecciare libera su impossibili strade di campagna al tramonto deserte, o su viali cittadini sgombrati per l'occasione da transenne e senza automobilisti, semafori rossi, lavori in corso, ciclisti e pedoni che vi si buttano sotto, varie ed eventuali. :)

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