Dal 1995 lavoro per la casa editrice
Sergio Bonelli Editore e credo di aver disegnato diverse centinaia di tavole.
Tutti gli originali di queste tavole non superano il formato A3, che è grande circa 30 cm per 42, ma la gabbia che utilizzo per disegnare è più piccola: 25,5 cm per 36 cm (la gabbia dei miei primi "
Legs Weaver" era leggermente più grande).
Ho sempre usato dei semplici fogli Fabriano da 220 g/m, quelli dei blocchi da 33 cm per 48, che provvedo ad accorciare (non l'ho fatto nei primi anni purtoppo). Per diversi anni ho usato i fogli ruvidi, poi sono passata al liscio.
La realizzazione di una tavola parte dalla lettura attenta della sceneggiatura: se è possibile avere in lettura tutta la sequenza di una scena è un bene (non è detto che succeda sempre) perchè si può già immaginare la struttura delle varie tavole (cioè la suddivisione in vignette) e renderle più equilibrate. Personalmente cerco sempre di cambiare un minimo la struttura classica della tavola "bonelliana" per cercare di variare un po' lo schema, se possibile.
Una volta gli sceneggiatori mandavano le tavole via fax, poi con l'avvento del computer nelle case dei fumettisti gli invii adesso avvengono via e-mail. Lo sceneggiatore attento cerca anche di aiutare il disegnatore fornendogli esempi visivi a cui ispirarsi o link da visitare, anche semplicemente per documentarsi (esempio: uniformi, città, veicoli, ecc.). Con Stefano Vietti il lavoro è grandemente facilitato.
Da qualche tempo durante la lettura della pagina di sceneggiatura mi appunto con uno schizzo il layout della tavola - una semplice e schematica suddivisione delle vignette che tiene conto delle tavole seguenti o precedenti.
Ancora più recentemente ho preso l'abitudine di fare all'interno del layout dei minuscoli bozzettini con la disposizione dei personaggi (la tavola che qui prendo a esempio non ha ancora il layout più definito).
La fase successiva è quella di abbozzare la tavola in scala reale (come detto all'interno di una gabbia 25,5 per 36) su dei fogliacci economici che trovo al discount sotto casa. Questi abbozzi sono molto generici e veloci, mi servono soprattutto per la disposizione delle masse, e per poterle eventualmente spostare velocemente al momento della copiatura sulla tavola che diverrà l'originale: questa fase la realizzo con l'uso di una tavoletta luminosa che mi sono portata da Roma e che deve avere quasi vent'anni.
Quindi l'abbozzo su fogliaccio viene ricalcato sul Fabriano con matita 2B, in maniera da poter facilmente cancellare con gomma pane il di più, e rifinire con micromina 0,3 B la mia matita che diventerà quella definitiva.
A questo punto inizia l'inchiostratura, anche se per metà lavoro di inchiostro vero e proprio non ce n'è, dato l'ampio uso di pennarelli graduati
Staedtler (o in alternativa i
Pigma Micron) che adopero specialmente là dove il segno deve essere più sottile; il resto è ripassato con il pennello ricaricabile con cartucce d'inchiostro della
Pentel Brush Pen GFKP che adesso si può trovare anche in Italia (a Milano io lo compro in una coloreria di via Cesare Correnti) ma anni fa lo scoprii ed acquistai in Francia.
Finito il ripassochina/pennarelli passavo alla sgommatura delle tavole, pronte per essere consegnate alla letterista. Scrivo "passavo" perchè da due anni e mezzo (cioè da quando disegno "
La squadra fantasma" per "
Universo Alfa") nel mio lavoro è comparso l'uso del retino - scelta presa insieme allo sceneggiatore (Stefano Vietti) e il redattore capo, cioè Antonio Serra.

Per la retinatura già da un po' si usa il computer, e non più i vecchi fogli adesivi che andavano ritagliati (devo averne ancora da qualche parte, rimasugli di almeno vent'anni fa).
Quindi scansiono la tavola a 600 dpi in toni di grigio (ho uno scanner/stampante in A4, quindi devo fare due scansioni di mezza tavola) e poi con
Photoshop ricompongo la tavola nella sua unità facendo qualche piccola correzione e riempiendo qualche parte in nero.
Nel mio primo "
Squadra fantasma" ("
Minaccia androide") ho usato
Photoshop anche per la retinatura, seguendo un procedimento che consiste nella "colorazione" in scala di grigio delle parti che saranno trasformate in retino dopo la copiatura del livello e la trasformazione in bitmap.
Da quest'anno invece, per la seconda storia (quella da poco finita che uscirà a novembre), per la retinatura ho usato un programma che si chiama "
Manga Studio EX 4.0" (ultima versione che permette anche l'uso del colore). Qui i retini sono stesi direttamente con il pennello (o il secchiello) e quindi il risultato è direttamente visibile. La scelta tra i diversi tipi di retino è vastissima, come da tradizione manga (e ci sono tantissimi effetti e decorazioni, oltre a ballon di ogni tipo).
Dato che non disegno manga ma fumetti di tutt'altro genere non sfrutto che in minima parte la potenza e le possibilità di questo programma, veramente duttile e completo.
Il programma in questione permette il salvataggio in formato PSD (quello di
Photoshop) e la permanenza dei vari livelli che ogni tipo di retino forma automaticamente.
Finita la retinatura apro un'ultima volta la tavola con
Photoshop per gli ultimi ritocchi; poi salvo la tavola in un'unico livello e la invio alla chiavetta USB o la masterizzo in un cd/dvd: sarà così consegnata in redazione, stampata, e mandata infine alla letterista.
Immagini:
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