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sabato 16 aprile 2011

I cani, il Giappone, la morte

Vedo la mia cagnolina invecchiare giorno dopo giorno; le sopracciglia e il musetto si sono imbiancate, fa un po’ più fatica a salire le scale, una malattia cronica rivelatasi di recente (tenuta sotto controllo) l’ha fatta ingrassare - e purtroppo la dieta non ha sortito effetti, e poi tanti altri piccoli segnali che saltano all’occhio solo a chi ci vive vicino 24 ore al giorno.
Milou ha più di 11 anni, ma è una bastardina e potrebbe avere davanti a sè ancora qualche anno; tuttavia il pensiero che il giorno in cui non ci sarà più si avvicina inizia a fare capolino, malignamente.
L’essere umano ha in comune con i mammiferi tante cose - l’importanza del contatto fisico, del gioco, la socialità; nel caso del cane poi (“creato” tramite selezione artificiale dall’essere umano) si aggiunge questa capacità e desiderio di comunicare con noi, e la necessità di instaurare e approfondire questa esclusiva relazione intraspecie.
I cani comunicano con tutto il corpo, e specialmente con gli occhi: Milou e io passiamo molto tempo a fissarci nell’intento di capire cosa pensiamo e cosa vogliamo. C’è tutto un mondo di sensazioni, desideri, sentimenti dentro quella testolina che vorrei tanto comprendere, ma non sempre ci riesco; a volte mi accorgo della sua frustrazione, e della mia, ma è perchè le nostre aspettative sono alte. Milou ha degli occhi che parlano, e col tempo ho imparato tantissimo da quello sguardo che mi segue costantemente.

Giorni fa ho voluto rileggere le storie di “Allevare un cane” di Jiro Taniguchi contenute nella ristampa Planet Manga, che io avevo già letto anni fa in una precedente edizione ; nella prima storia l’autore racconta la storia autobiografica dell’ultimo anno di vita del suo amatissimo cane.
D’improvviso a metà lettura ho dovuto fermarmi, avevo gli occhi pieni di lacrime; l’agonia di quel cane e l’affetto profondo dei “padroni” mi avevano colpito dolorosamente, molto più che durante la mia prima lettura. Nel fumetto Taniguchi racconta la storia in maniera semplice e realistica, eppure in quelle poche pagine riesce ad essere profondo e commovente, a sfiorare il senso della morte e del sentimento che unisce esseri umani e cani.
  Non conosco abbastanza bene i giapponesi, leggere manga e vedere cartoni animati (e qualche film) mi ha dato solo qualche indizio sul loro rapporto particolare con la natura e gli animali; Taniguchi non mi sembra l’unico ad avere questa sensibilità nei confronti di cani e gatti.
Le immagini che ho potuto vedere dell’immane disastro che ha colpito il Giappone mi hanno lasciato esterrefatta: la potenza distruttrice del mare è qualcosa di inconcepibile se non si vede con i propri occhi - e oggi il fatto che questo tsunami abbia colpito un paese tecnologicamente avanzato ci ha permesso quasi di essere lì, accanto alle persone che in pochi minuti hanno assistito alla cancellazione del proprio paese, di tanti amici e parenti, in definitiva della loro vita fino a quel momento (questo video è impressionante, anche e più per il dolore - che udiamo - di chi sta effettuando la ripresa).
In mezzo a tanta distruzione e morte ci sono stati degli episodi che mi hanno colpito, gesti di pietà e affetto verso animali domestici sopravvissuti - azioni non scontate in momenti di emergenza come quelli.
Proprio questa attenzione dei giapponesi verso i propri animali rende per contrasto più terribile la visione dell’area evacuata intorno a Fukushima, ripresa da una coppia di temerari giornalisti che si sono spinti fino ai dintorni della centrale: nel video è possibile notare gruppi di cani abbandonati (in apparente buona salute), docili, dall’aria lievemente sperduta, evidentemente abbandonati perchè impossibili da portare via dagli sfollati. Assieme ai cani si notano anche gruppi di mucche (credo), e chissà quanti altri animali che in teoria non potrebbero vivere per molto senza l’aiuto degli esseri umani da cui ormai dipendono così tanto.

Auguro al Giappone di riprendersi presto da questo durissimo colpo, e sono abbastanza speranzosa nella capacità dei giapponesi di rimettersi tenacemente al lavoro; se un evento del genere avesse colpito l’Italia non avrei le stesse aspettative, posto oltretutto che un terremoto dello stesso tipo avrebbe prodotto qui dei danni ben più catastrofici - e noi siamo un paese pericolosamente sismico. Non oso pensare quali distruzioni potrebbe causare nel sud Italia un altro terremoto simile a quello che quasi cancellò la mia città natale nel 1908 (terremoto con tsunami in “piccolo”).

Cliccare sulle immagini per ingrandirle

9 commenti:

  1. mi è piaciuto molto questo tuo ultimo post, e penso di capire quello che hai scritto e come ci si sente. Quando è morta la mia cagnolina l'ho vissuta come una cosa naturale (vista la sua età molto avanzata)ma nonostante questo, dopo averci vissuto insieme per quasi 12 o 13 anni, non posso fare a meno di sentirne la mancanza. E per alleviare questa sensazione e sentirla sempre un po' vicina le ho dedicato pure il nome del mio blog:) saluti a milou. jo

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  2. Non ho mai avuto animali domestici, pero' di solito vado in giro per le case degli amici in vacanza a dar da mangiare ai loro gatti (lo faccio gratis, naturalmente). E spesso mi son chiesto: come la prendono i gatti a stare all'improvviso in casa da soli per 10-15 gg? mica hanno la possibilità di capire il concetto di vacanza o di ritorno... forse per loro ogni volta e' un abbandono? boh, magari i gatti sono piu' tenaci e indipendenti dei cani e sopportano bene... ma i miagolii e lo strusciarsi contro le mie gambe quando appaio ai loro occhi devo dire che non sono poi cosi' diversi dal bisogno di coccole di mio figlio e in generali degli umani.
    ... mi sa che i jappi trattano meglio gli animali dei loro simili, specialmente se di pelle, occhi e background sociale/culturale diverso (opinione personale, non statisticamente rilevante!)
    ciao

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  3. jONATHAN@: davvero un bel pensiero quello di dedicare il blog alla tua Isotta...Sì, la morte naturale del proprio cane è più facile da accettare, ma forse - come per gli umani - quel che si paventa di più è la malattia terminale lenta e dolorosa.
    onelulu@: che i giapponesi possano amare più gli animali che gli umani (stranieri) non mi sorprenderebbe, credo però che ogni popolazione abbia i suoi lati oscuri, le proprie contraddizioni; se penso a cosa è stato il Giappone militaresco e razzista anteguerra...
    Discorso complesso, anche per quanto riguarda l'amare in generale più gli animali che le persone!

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  4. Bello, sì i cani sanno capirti guardandoti. Il mio poi ha sviluppato tutta una serie di parole per farsi capire ed è molto impaziente. Il precedente aveva una personalità diversa, per certi versi complementare. Mi manca molto, al pari delle persone che non ci sono più.
    Per quanto riguarda il Giappone e i terremoti mi viene da pensare alle risate degli amici/complici del Nano per il terremoto dell'Aquila.

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  5. juhan@: è vero, ogni cane ha il suo carattere e la sua personalità, e sviluppa anche un proprio modo di comunicare col padrone.
    Anche la mia cagnolina ha un suo vocabolario fatto di grugniti, brevi o lunghi a seconda di quello che mi deve dire; grugnito breve e immobilità: mi sta chiamando; più lungo: mi chiama e vuole che faccia qualcosa di preciso ( a seconda del contesto capisco quello che vuole e le rispondo a tono, di solito lei comprende), ecc.
    Mi frulla da tempo l'idea di raccontare il mio rapporto con Milou, non so se tramite fumettini, più probabile un misto tra fumetto, illustrazione e testo, ma poi non sono mai sicura di come voglio veramente raccontare questa cosa, che comunque mi porterebbe via tempo.

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  6. Bellissime parole! anch'io penso a quei poveri animali che in Giappone hanno subito questo terribile disastro. Spero che si possa fare qualcosa anche per quelli rimasti vicino alla centrale nucleare!
    Nella mia vita ne ho avuto tanti, tra cani e gatti....adesso ho solo un cane e un gatto...tutti sono rimasti nel mio cuore e spero di rivederli quando anch'io mi spegnerò.
    Mi dispiace per il tuo cane, nell'ultimo anno ho perso una gatta e la sorella anch'essa ha il cancro, anche se sembra reagire meglio. Non pensare alla sua possibile morte (purtroppo inevitabile per tutti), ma gustati i momenti che passi assieme a lei.

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  7. Carissima,
    se vuoi versare ancora qualche lacrima ti consiglio il film "Io & Marley". È una pellicola semplicissima (niente colpi di scena, niente azione, niente di inaspettato), solo la vita di un cane all'interno di una famiglia borghese americana. La su forza sta proprio nella semplicità
    Riguardo la tua Milou, confido abbia ancora molti anni davanti a sé. I miei Rataplan e Tim, entrambi bastardini, hanno superato i 18 prima di lasciarmi.
    Certamente dovrai essere pronta a quel momento, come dovrai essere pronta ad aiutarla in molte piccole incombenze quotidiane durante la vecchiaia. Il momento del distacco sarà dolorosissimo, ma in questi casi un grande dolore è sintomo di grande gioia donata in precedenza. Come dire, nella vita bisogna pagare tutto, anche le cose belle.
    Un abbraccio a entrambe.

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  8. Grazie per le belle parole, Davide.
    Il film non l'ho visto e lo recupererò di certo.
    Tante carezze ai tuoi pelosoni, felini e canidi :)

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  9. Mauro@: sì, Milou me la sto godendo, tra l'altro è una fortuna lavorare a casa, passiamo davvero tanto tempo assieme!

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Attraverso i commenti io vengo a sapere solo il nome che è stato indicato dal commentatore, nient’altro. Se qualcuno vuole che io tolga i propri commenti può scrivere a p.mandanici@gmail.com e provvederò alla loro eliminazione.