Illustrazione di ©Giacomo Pueroni per la rivista Robot |
P:
E a proposito di “fare le pulci” rispetto a un supposto canone sacro di Star Trek: nonostante il fatto che Abrams ci stia sostanzialmente raccontando di uno Star Trek alternativo in Into Darkness ci sono un sacco di riferimenti a episodi delle varie serie – faccio un esempio che persino io ho notato: la presenza (breve ma importante) degli esserini pelosi autoreplicanti di “The Trouble with Tribbles” (in italiano “Animaletti pericolosi”); a me la loro apparizione ha divertito molto, ma sospetto che per altri la cosa sia apparsa assurda (o sbaglio?).
So che tu hai scovato un sacco di citazioni, puoi raccontarne qualcuna?
G:
Volentieri. Accettato il fatto che il film sarebbe stato un re-boot, gli autori hanno voluto dimostrare che la vecchia serie era sempre lì, che se la ricordavano. Come dicevo prima, qualcuno la chiama una ruffianeria, ad altri sembrano omaggi. De Gustibus, come al solito, così è se vi pare. Nel film precedente c'era stata tutta una lunga serie di particolari con riferimenti passati: Spock burlato a scuola (si vedeva nella serie animata, che però molti fan non hanno mai visto considerandola infantile), la ragazza "verde" orioniana, la divisa di Pike da ammiraglio, l'accento caricato russo che usava Walter Koenig (che interpretava Checov nella serie classica), dove cambiava sempre le V in W ma sembrava un russo da operetta. E l'origine del soprannome di McCoy, mai rivelata prima. La stessa storia tra Spock e Uhura, a riguardarsi con occhio clinico la serie classica si nota che in diverse puntate Spock aveva un occhio di riguardo verso Uhura.
Un Tribolo era già apparso, semi nascosto, nel film precedente, sul pianeta di ghiaccio, in una gabbietta sulla scrivania dell'ufficio di Scotty. Il personaggio di Carol Marcus era apparso nel secondo film (L'Ira di Khan) e ci era stato detto che era stata una donna importante per Kirk, al punto di avergli dato un figlio. Ma molti fan contestarono a suo tempo che nella serie non era mai stata nominata. Nel film porta la stessa pettinatura caratteristica che aveva Sally Kellerman nel secondo episodio pilota classico, "Oltre la Galassia"*.
Sia nel primo film che nella serie animata precedente ci hanno mostrato nell'equipaggio anche diversi alieni, cosa non ripetuta troppo nelle varie serie, più che altro per problemi di budget, limitandosi a poche protesi facciali, ma Roddenberry sostenne più volte che avrebbe voluto un equipaggio interraziale anche extramondo. Nei due film di Abrams ci mostrano molti alieni inseriti in posti tradizionali, in federazione e fuori: un'ostetrica, un guardiamarina sul ponte, una cadetta orioniana (lo ragazza verde), e nel film recente Kirk si sveglia nel letto con due ragazze leonine, e sono della razza caitiana, apparsa solo nella serie animata. Ci mostrano che è normale in questo futuro trovarsi a fianco degli alieni, e che essi non sono pericolosi, ma integrati
perfettamente, dimostrando la validità dello scopo della Federazione.
Illustrazione inedita di G. Pueroni con i 3 protagonisti di Jonathan Steele (di F. Memola) |
Il fatto che McCoy parlava sempre a base di metafore, e qui viene proprio detto in maniera esplicita.
Spock e Uhura? Come accennavo prima, riguardando adesso la serie classica ti accorgi che nelle prime stagioni Spock aveva davvero un atteggiamento protettivo verso di lei. E lei, spesso nell'ultima stagione, era quasi trattata da macchietta, limitandosi a farle dire "Frequenze di chiamata aperte" e davvero poco altro. Qui le creano una storia con Spock. E quindi? "Interessante, vediamo come procede..." pensa il fan che è dentro di me. "Che orrore" pensa invece un altro fan. Chi di noi ha ragione?
La sezione 31 era stata inserita da Ronald Moore nella serie Deep Space Nine, ed era diventata una delle più grosse cause di discussione tra i fan: una federazione pacifista aveva al suo interno una sezione militarizzata di bastardi carogne e disposti a tutto? Ma se esisteva perché non l'hanno usata contro i Borg, per esempio? E come facciamo a non sapere che potrebbero prendere il controllo della Federazione? E infatti in Into Darkness lo hanno fatto, e il cerchio si chiude.
La nave di Marcus può essere guidata da anche una persona sola, ed era una cosa che da tempo i fan si domandavano: "Ma l'Enterprise può essere guidata da una persona sola?" ovviamente no, visto che aveva il navigatore, il pilota, eccetera. Qui però mostrandoci una nave con questo particolare, ci dicono che per le altre navi serve un intero equipaggio.
P:
Sì, io ci ho visto più rispetto per i fan della serie che altro, non certo una presa in giro. Poi in un film di 2 ore come fa a entrare tutto lo spirito di una serie, come si fa a presentare e magari approfondire bene 7/8 personaggi?...Non so, per me qualsiasi cosa si fosse fatta avrebbe scontentato qualcuno – molti direi.
Altra cosa che ho letto in giro: “si rompe sempre tutto, questa tecnologia è inaffidabile, e oltretutto quando le cose si rompono si riparano a furia di calci! Che cavolata!”
Non so tu, ma a me sembra che anche nella serie classica ci fossero di queste “leggerezze” - che poi fanno parte della natura di certa fantascienza in cui è presente il lato comico/umoristico (che in Star Trek c'è); senza parlare del fatto che noi non sappiamo nulla di tecnologia che “sarà inventata tra secoli”, no? Chi lo dice che non sarà sensibile a certe sollecitazioni meccaniche?
Faccio per dire, a me non interessa nulla della verosimiglianza di cose che sono state inventate dal nulla da degli scrittori di fantascienza a cui interessa il conflitto umano, in fondo, e non come funziona esattamente la reazione del dilitio nei motori a curvatura...
G:
"Come funziona il teletrasporto?" pare che chiesero una volta agli autori di Star Trek. "Bene, grazie" fu la loro risposta. Quando si sente che gli scienziati stanno studiando come realizzare la velocità dell'Enterprise, significa che stanno studiando il principio ipotizzato nel telefilm, non che cercano di farlo funzionare con il dilitio. Quando si dice che alcuni scienziati hanno fornito la consulenza a Star Trek, si dimentica di dire che questa consulenza si è limitata a correggere le distanze citate nella storia, o a correggere qualche svarione tecnologico, e non invece che la scienza di Star Trek sia reale e funzioni in quel modo.
E allo stesso modo Asimov non aveva idea di come funzionasse davvero un cervello positronico. Uno dei capisaldi di ogni serie di Star Trek era l'incidente, il guasto, il danno alla nave, che dava il via all'avventura. Quante volte hanno avuto problemi con qualche computer? Quanti problemi ha dato il ponte ologrammi? Nella serie classica era sempre citato che Scotty era in grado di fare miracoli nelle riparazioni, quindi qualche problema da riparare c'era sempre.
Tavola da Nathan Never n. 249 (Masala/Pueroni/Vietti) inchiostrata da G. Pueroni |
Una delle discussioni più accese che ci sono state riguardava la nave sott'acqua all'inizio del film. É assurda, come fa a muoversi, che scopo ha, eccetera. Io faccio il ragionamento opposto, che ho imparato in tanti anni passati a lavorare con gente creativa che scrive.
Tu, autore, decidi che Kirk violerà la prima direttiva per salvare un amico. É già stato fatto in passato, ma non è mai stato mostrato cosa voglia dire oggettivamente violare la prima direttiva. Il discorso è che non bisogna mai interferire con una società primitiva: divieto di mostrarsi o di interferire con il loro sviluppo naturale. E cosa c'è di più memorabile su grande schermo (non in tv, ricordiamolo bene) e che ti rimane bene in testa che non mostrare che gli indigeni vedono proprio la nave spaziale (se fosse rimasta in orbita non l'avrebbero vista)? Io a questa scena volevo applaudire, per come mostrava chiaramente un concetto che finora avevamo sempre trattato in maniera ipotetica.
In 8 dei 10 film precedenti la trama era semplicemente buoni contro cattivi. Eppure nei film di TNG si raggiungeva il colmo che in tutti e 4 alla fine SEMPRE il cerebrale capitano Picard aveva uno scontro fisico col cattivo di turno, nemmeno fosse James Bond. Ma adesso pare che le botte contro i cattivi in un film di Star Trek siano intollerabili.
P:
Grazie a Giacomo per avere accettato di fare questa strana cosa, nata quasi per caso durante uno scambio di pareri in Facebook (tramite messaggi privati). Questa origine "spezzettata" - e i nostri impegni - hanno fatto sì che la conversazione non sia molto "sul pezzo", il film "Into Darkness" ormai è cosa vecchia per i ritmi moderni.
Se qualcuno vuole intervenire nei commenti e dire la sua sarà il benvenuto, e per i fan di Star Trek io e Giacomo lanciamo una specie di quiz: chi sa riconoscere tutte le Enterprise rappresentate nel disegno della prima parte del post? Giacomo sul suo blog spiega anche come è nata quell'illustrazione.
* Star Trek classico ebbe due telefilm pilota. Il primo fu "The Cage" (Lo zoo di talos), e c'era Jeffrey Hunter come comandante (il comandante Pike), e un primo ufficiale donna (Majel barrett, che poi farà l'infermiera Chapel, che era che la moglie di Roddenberry).
Non piacque ai capi, ma il produttore G.L. Coon riuscì a convincerli a dar loro una seconda possibilità, e un anno dopo partirono con "Oltre la galassia". Jeffrey Hunter ormai era un divo da cinema, così chiamarono un giovane attore di origine canadese, tale William Shatner, e inventarono il capitano Kirk; Spock fu promosso primo ufficiale, venne cambiato il medico di bordo, le divise, i prop, anche la nave venne leggermente modificata.
In Italia venne trasmessa la serie ma non il primo pilota. O meglio, "nì". Poiché il primo pilota era costato tanto, pensarono di riutilizzarlo; per cui scrissero una puntata doppia, "L'ammutinamento", in cui inserirono, come flashback, buona parte della sequenze del pilota. Per cui vedemmo il pilota lo stesso.
Nella sua forma originale arrivò solo molti anni dopo, circa a metà degli anni '90, in VHS, con le sequenze originali solo in bianco e nero. Ora è stato recuperato integralmente ed è inserito come bonus nei dvd.
De L'ammutinamento non c'è la pagina italiana di memory alpha, ma c'è quella inglese.
Eccomi.
RispondiEliminaCome Patrizia, sono un trekker di "comodo". Ho visto tanto di Star Trek ma non posso reggere sulle citazioni e le incongruenze (anche se molti rimandi riportati da Giacomo li ho centrati anch'io).
L'intervista si è concentrata molto sulla continuità con l'universo trekkiano e sulla corretta inutilità della cernita delle incongruenze.
Ogni universo creativo classico (salvo rari casi) ha bisogno di configurarsi e adattarsi all'universo sociale contemporaneo che lo ospita, altrimenti avremmo ancora Batman col revolver. Gli "adattamenti" non sono il male. C'è però una cosa che devono rispettare: il tono dell'universo che rimasticano.
Star Trek di Abrams manca di quella fantascienza riflessiva e sociale che è il cardine di Star Trek.
Per fare un altro esempio: è come se il prossimo Star Wars fosse girato sullo stile de "L'armata delle tenebre" di Sam Raimi.
Si può fare, tutto si può fare, però si cambia strada. Non si va per la tangente, si va per la tangenziale.
Per questo dico che lo Star Trek di Abrams non è Star Trek, mica per le incongruenze, neanche per uno Spock (davvero troppo) vicino a Uhura e utile per gli spettatori più giovani, ma perché è una fantascienza completamente diversa da quella trekkiana. Per esempio, i film di TNG sono molto più vicini al tono originale, come pause, come momenti, pur se calati comprensibilmente in film che in due ore devono offrire allo spettatore una portata sostanziosa in un piatto di fatto piccolo.
Anche se a me premeva di più il discorso sulla "libertà di divertimento senza essere considerati gente con poco cervello" è inevitabile che si sia andati a parlare anche del perché molti fan ritengono questi film di Abrams non rispettosi dello spirito di Star Trek.
RispondiEliminaIn parte ti dò ragione, non è solo questione di particolari e incongruenze della trama, ma di tono; personalmente non credo che questi film tradiscono al 100% lo spirito originale - forse sono sul limite, ecco; ma è una mia opinione (e altrimenti non mi sarei divertita a vedere il film).
Non so spiegarti bene perché a me sembra sia così - lo ammetto, ho dei limiti a entrare in ragionamenti sottili; l'importante è che chi la pensa come te rispetti il mio apprezzamento (limitato, eh, senza grandissimi entusiasmi) per questi film :)
Ah, ho corretto diversi refusi sia qui che nella prima parte (grazie a Maldiluna!)
RispondiEliminaAh, ma sulla libertà di divertimento senza essere considerati gente con poco cervello, mi trovi d'accordo. Avere la presunzione di dire cosa deve piacere non mi appartiene, soprattutto quando si parla di film oggettivamente fatti bene. Certo, se mi dici che Prometheus è un bel film, allora cominciamo a litigare. :)
RispondiEliminaPensa che Prometheus neanche l'ho visto, da recensioni varie e pareri di persone che conosco ho capito più o meno di cosa e come raccontava e ho pensato non facesse per me. Magari prima o poi per curiosità lo vedrò se capita.
RispondiEliminaAh, mi piacerebbe da matti sapere cosa ne pensi.
RispondiEliminaA questo punto devo recuperare il film - solo qualche dubbio sui tempi, ma quando riuscirò a vederlo ti farò sapere :)
RispondiEliminaUno dei grossi problemi di Star Trek, è che ognuno di noi, quando lo vede (qualsiasi serie o film), ci trova qualcosa di unico e personale. Qualcosa che fa sì che quel telefilm gli piaccia in modo particolare. Che può essere un attore, o una storia, o una immagine del futuro. Non c'è un vero motivo unico per cui si apprezza.
RispondiEliminaDa trekker posso dire di avere sentito diversi pareri negativi, anche se ammetto che la maggior parte erano positivi, di apprezzamento. E' chiaro a tutti che i film di Abrams sono "diversi" dallo StarTrek abituale, ma la cosa personalmente non mi dà fastidio. Sono come le rivisitazioni del mito di Sherlock Holmes, visioni differenti dello stesso soggetto. E perché dico che questo è un problema? Ci arrivo tra un po'.
Ma quando senti le critiche, le ascolti con attenzione, e così ho fatto. Parte sono ragionevoli, anche se non le condividi. Con qualcuna sei anche d'accordo, ma molte invece sono oggettivamente legate ad una visione soggettiva e personale: non vedi quello che tu cercavi in StarTrek, per cui per te non è tale. E qui nasce il problema: quando chiedi quale sarebbe la soluzione, le risposte sono variabili. Ho sentito amici suggerire che avrebbero dovuto fare un film coi personaggi di Voyager o Deep Space Nine, ignorando come fossero passati anni, la gente non li ricordasse e gli attori invecchiati, chi avrebbe voluto che alla regia ci fossero Nolan o Ridley Scott, convinti che Nolan abbia rispettato al 100% Batman e Superman (ma probabilmente non hanno mai letto i fumetti di Batman o Superman, se lo affermano), e che la colpa delle delusione di Prometheus andava buttata sullo sceneggiatore Lindelof, assolvendo in toto Scott (ma evidentemente non seguono il cinema di Scott da un pezzo). Qualche amico si diceva convinto che Michael Bay avrebbe fatto un prodotto migliore. Altri ancora sostengono che StarTrek sia un concetto etico, che debba spezzare lance, negando l'intrattenimento originale. Qualcuno citava come film esemplare Nemesis o Insurrection, film che personalmente aborro (ma è solo un'opinione mia), e si andava avanti, di tutto di più. In pratica erano d'accordo sul male, ma non sulla soluzione.
I film di Abrams si devono confrontare contro 700 puntate (circa) e dieci film. E come dico sempre io, non si riuscirà mai ad accontentare tutti. Se ne accontenti una buona parte, è già una vittoria. Un film di Star Trek difficilmente vincerà mai un oscar come migliore film. Al limite un Saturn Award, o un Hugo. Il film capolavoro che accontenti tutti rimarrà sempre un sogno irraggiungibile.
Credo che Sergio Donato ti risponderebbe che il problema non sarebbero né i registi, né gli attori, né gli effetti speciali, quanto il fatto che questi 2 film di Abrams non rispecchiano la "fantascienza riflessiva e sociale" dello Star Trek classico - caratteristica vista come essenza della serie.
RispondiEliminaA livello di trama troviamo esaltati gli elementi d'azione della serie,e non c'è tempo (né voglia) di affrontare temi più impegnativi. Un altro regista avrebbe fatto meglio? Probabilmente sì, in questo senso - e probabilmente avrebbe realizzato un film in perdita, ma non è questo il punto; dunque senza l'aspetto più riflessivo Star Trek non è Star Trek?
Si possono rispettare nel carattere i personaggi (e credo che Abrams lo faccia sostanzialmente, anche se su Spock e Uhura calca un po' la mano) e fare un film che di Star Trek ha solo il guscio?
Se si fosse trattato di aver fatto questi film subito dopo la fine della serie classica e di Next Generation mi sarei aspettata dei film diversi, ma i film di Abrams arrivano dopo anni di evoluzione e diramazione dell'universo Star Trek, in un' epoca del tutto diversa...
L'unico modo di rispettare lo spirito originale di Star Trek era non farli proprio, i film, perché il pubblico cinematografico è altro da quello televisivo, il mezzo anche.
Per me rivedere i siparietti tra Kirk e Spock e tutti gli altri è abbastanza per farmi risentire l'aria di quella serie (che era anche questo, era anche il rapporto tra i personaggi, molto ben definiti), mi sono divertita - senza impegno, senza riflessioni, pazienza!
Sono un appassionato di Star Trek da parecchi anni. Non mi sono mai posto il problema dei film di Abrams perché era chiaro sin dall'inizio che si sarebbe trattato di ben altro. Ovvero di uno sfruttamento del marchio per dare un film più giovane e adatto ad una fascia di pubblico più ampia possibile. La cosa non mi scandalizza per nulla e mi sembra un processo più che naturale. Nonostante questo, come diceva anche Sergio, è chiaro che un minimo in più ce lo si poteva mettere, dal punto di vista "sociale". Altrimenti l'operazione non ha poi tutto questo senso. Ma la cosa è già accaduta, e spesso per mano dello stesso autore.
RispondiEliminaFaccio un esempio scemo: che senso ha avuto per Kevin Munroe girare e produrre un film un po' stupidino prendendo spunto da un fumetto italiano che in America nessuno conosce? Sto parlando di Dylan Dog: Dead of Night, si. Se il personaggio principale si fosse chiamato Pippo Santanastaso, cosa sarebbe cambiato per quelle due o tre persone che hanno visto quel film negli Stati Uniti? (Vabbé, forse proprio Pippo Santanastaso, no...)
Quello che voglio dire è che spesso certi adattamenti (o presunti tali) traggono spunti da meccanismi paradossali (licensing in scadenza per i quali hai già speso soldi) che si possono "percepire" solo dall'interno dell'industria. Ma questo non è il caso di Star Trek.
Star Trek non poteva essere oggi quello che era ieri e hanno fatto bene a (cercare di) rinverdirne i fasti con trovate felici e meno felici. Il fatto che si tratti di un film d'azione, ce lo aspettavamo tutti. Non è che Abrams sia famoso per altro. E Kurtzman e Orci, per il cinema, hanno firmato sceneggiature "memorabili" come Transformers, Cowboys & Aliens e Mission Impossible III (ho detto tutto).
E per quanto riguarda la "libertà di divertimento senza essere considerati gente con poco cervello", non me ne sono mai interessato. Credo che ogni film, libro o fumetto vada visto/letto assecondando la natura e lo spirito per il quale è stato creato. Ecco perché, anche non essendo il mio genere, ho trovato il film sui Transformers molto divertente, ed ecco perché ho invece trovato il film degli Avengers un film di intrattenimento fatto molto male, nonostante l'obiettivo di essere semplicemente un film d'azione.
Anche a me piace parlare dei film di David Lynch, Jim Jarmusch e Terrence Malick, ma non per questo disdegno un film di puro intrattenimento. Anzi, credo che quando si finirà di fare certe differenze focalizzandosi sugli obiettivi e gli addetti ai lavori riusciranno a capire che "intrattenimento" non vuol dire "spegnere il cervello", forse avremo tanti buoni film, libri e fumetti in più da leggere.
Avercene, di intrattenitori come dio comanda :)
Intanto mi rallegro per la discussione pacata (vivaddio), ma conoscendo Patrizia e avendo intuito Luigi non mi aspettavo toni diversi.
RispondiEliminaCopio brutalmente un estratto di Zygmunt Bauman per rispondere all'ultima parte dell'intervento di Luigi che ha tratteggiato la nuova elite culturale di questi anni:
[...]Di recente Petersen (Richard A., della Vanderbilt University; n.d.Sergio) ha ribadito la sua scoperta originale: «Assistiamo a un cambiamento delle dinamiche interne dell’élite: dagli intellettuali che disdegnano ogni forma di cultura popolare, bassa, volgare o di massa [... siamo passati] a degli intellettuali che consumano in modo onnivoro un’ampia varietà di forme d’arte, sia popolari che ‘alte’»3. In altre parole, Nihil «culturale» a me alienum puto: non c’è nulla di «culturale» che rifiuterei a priori, senza provarlo prima – benché non ci sia neanche nulla di «culturale» con cui sono pronto a identificarmi sempre e comunque, a costo di escludere altri piaceri. Mi trovo a casa ovunque, benché (o perché) quel luogo che chiamo casa non esiste da nessuna parte. In definitiva, non si tratta più di opporre un gusto (raffinato) a un altro (volgare), ma di contrapporre l’onnivoracità all’univoracità – la disponibilità a consumare e gustare di tutto contro la discrezionalità, la selettività di apprezzamento, il disgusto o l’incomprensione aprioristici. L’élite è più viva, vegeta e scalpitante che mai, ed è troppo presa da eventi culturali di ogni tipo per avere il tempo di fare proseliti e convertire. E alle folle di univori che affollano i gradini più bassi della gerarchia culturale, questa élite, nella sua più recente incarnazione, ha solo due messaggi da dispensare: «Piantatela di fare i difficili, siate meno selettivi» e «Consumate di più». Si è lavata le mani da ogni vocazione a convertire, formare seguaci, illuminare, nobilitare e, nell’insieme, «elevare» il «popolo» (ridefinito come «massa» o, con espressione più adeguata, «consumatori culturali»).
Per carità, apprezzare tutto indistintamente significa non apprezzare nulla e diminuire le capacità di capire e cambiare le cose - dopodiché non so bene chi faccia parte delle "élite", adesso, e non so perché demandare solo a loro una "guida" culturale. Personalmente diffido sempre di ragionamenti un po' troppo generali e astratti, sarà un mio limite, non capisco.
RispondiEliminaQuello che so è che pur non facendo parte di una "élite" di qualsiasi tipo sono abbastanza selettiva (pur essendolo meno che in gioventù), ci sono tantissime cose che non mi piacciono, altroché...
L'élite culturale non esiste più: questo è il senso. La massa tutta ha deciso di non avere più un'indicazione proveniente da un non precisato "alto". Si sceglie ciò che piace quando piace. Nel prosieguo Bauman ci mette il carico del consumismo e della "liquidità" a lui tanto cara, ma la selezione dovrebbe essere salva. A oggi lo è sempre, anche se indirettamente può essere pilotata da mode e forme di pensiero consumistiche che a volte non riusciamo nemmeno a percepire, tanto siamo abituati a esse.
RispondiEliminaIn ogni caso, il prossimo film di Star Trek lo andrò a vedere volentieri. :)
Non c'entra molto ( o forse sì!), ma adesso ho trovato queste immagini: http://antroatomico.blogspot.it/2013/09/star-trek-in-giappone.html
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